«Nord, Sud, Ovest, Est, Roma è
così grande che di notte ti prende, ti inghiotte
fotte la mente
un gigante che tu culla tra le urla che non sente
ti compra, ti vende, ti innalza, ti stende,
ti usa se serve, ti premia, ti perde
chi parte, chi scende, chi bluffa, scala
fredda come all’artico Sahara
dentro alle coperte tue, questa notte che te non ci sei
nuda come a Roma ed è così che ti vorrei
che dal mare ripercorre il cielo come l’acqua e il fiume
che paure non ne hai… avute mai
donne come lei che mi lega le sue corde
tese? di andare con candele accese
nere come il Sanpietrino, bianchi come il marmo
come gocce di rugiada che riflettono il mio sguardo

Roma cruda, Roma cruda, Roma cruda

Nuda come la bellezza grande come Roma
Santa e dissoluta Roma ama e non perdona
Roma ti divora come un barracuda».

(PIOTTA feat. Il Muro del Canto – 7 vizi Capitale
‘Suburra – La Serie’ theme song)

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‘Suburra’ è la prima serie tv italiana prodotta da Netflix, prequel dell’omonimo film del 2015 diretto da Stefano Sollima. Entrambi i prodotti si ispirano al romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, edito Einaudi.
La serie, ambientata nel 2008, esplora e racconta ciò che avviene in venti giorni di disordini, criminalità e giochi di potere in una Roma segnata da Mafia Capitale.

‘Suburra – La Serie’ riesce, dove il film aveva in un certo senso fallito: raccontare in modo meno affrettato le storyline di ogni personaggio, conferendo ad ognuno complessità e spessore.

Ogni episodio segue lo stesso schema, un po’ alla Breaking Bad. Per intrigare il pubblico vi è il ricorso all’analessi: all’inizio di ogni episodio vengono mostrate delle scene che precedono il finale e dopo gli opening titles la narrazione riparte 24 ore prima, ripercorrendo gli eventi che hanno portato a quel punto. Strategia molto efficace, che crea suspense e innesca la curiosità dello spettatore che con l’acqua alla gola è invogliato a continuare. La serie ha un ritmo incalzante, ogni episodio è un colpo di scena, un continuo crescendo e cambio delle carte in tavola. Tutti sono amici, tutti sono nemici e lo spettatore viene macerato in questo vortice di emozioni e sentimenti, dove è difficile decidere da che parte schierarsi. (Nonostante i personaggi siano dei criminali disposti a tutto pur di raggiungere i loro obiettivi, ovvero il vertice del potere).

Le inquadrature che fanno da cornice e sfondo alla storia sono degne di essere esposte in un museo. Alcune riprese di Roma sono così poetiche da essere la perfetta contrapposizione al marcio delle vicende rappresentate.

Spiccano, inoltre, le intense interpretazioni del cast. Alessandro Borghi (Aureliano Adami aka Numero 8) e Giacomo Ferrara (Spadino) brillano di luce propria e con grande professionalità danno vita ai personaggi che già avevamo conosciuto nel film diretto da Sollima. È notevole anche il lavoro svolto da Barbara Chichiarelli (Livia Adami, sorella di Aureliano), un’interprete carismatica e magnetica; e quello di Francesco Acquaroli, che ha preso il posto di Claudio Amendola nei panni del Samurai, sapendo renderne al meglio l’austerità e l’indecifrabilità, tratti distintivi del suo personaggio.

Sarebbe stato molto interessante vedere il personaggio interpretato da Filippo Nigro interagire col trio formato da Numero 8, Spadino e Lele. Forse in una seconda stagione?

I dieci episodi diretti da Michele Placido, Andrea Molaioli e Giuseppe Capotondi sono stati resi disponibili su Netflix in 190 paesi a partire dal 6 ottobre 2017.

Mars.