The Shape of Water è dedicato a tutti.

A chi abbia mai saputo l’amore senza essere riamato, ma non smettendo mai di innamorarsi di nuovo e di sperarci ancora.

A chi si sia mai sentito solo -troppo solo- con sé stesso ma non si sia mai lasciato morire.

A chi si è lasciato morire, nell’attesa insperata di una sorpresa dalla vita.

A chi si sia mai trovato in situazioni più grandi del previsto e le abbia prese di pancia. Ma anche a chi le abbia scansate.

A chi abbia mai avuto paura.

A chi non ha niente da perdere.

A chi sia mai stato diverso, al di là del vetro che separa la società dei sani dalla “spazzatura”.

A chi si dona completamente, senza riserve e senza risparmiare nemmeno una briciola del proprio cuore.

A chi non teme i propri sogni.

A chi abbia mai perso.

A chi crede nelle favole.

A chi sa che solo se non facciamo niente, non siamo niente.

A chi sia mai stato deriso, umiliato, offeso, ingannato, maltrattato, sfruttato.

A chi sia mai stato veramente abbandonato.

A chi non è mai solo.

All’amore.

Michael Stuhlbarg e Sally Hawkins in una scena del film

Un inno all’amore incondizionato, alla bellezza del diverso, alla poesia, alla musica, ai solitari, ai sognatori, e -non da ultimo- al grande Cinema: è The Shape of Water (La Forma dell’Acqua), l’ultimo capolavoro di Guillermo Del Toro, il vincitore del premio Oscar 2018 come Miglior Film e personalmente non potrei esserne più felice.

Richard Jenkins nei panni dello strepitoso Giles

Protagoniste sono Eliza Esposito (una star-or-di-na-ria Sally Hawkins) e la sua solitudine, inseparabili compagne di quotidianità scandite da sveglie e campanelle, ad indicare quando sia ora di andare a lavorare, di farsi il bagno, di mangiare… Ma scordandosi sempre l’ora di vivere. Così, il suo angolino di felicità, lei se lo costruisce da sola, anche se non proprio come se lo sarebbe aspettato.

Divisa tra i sogni ad occhi aperti ed un estenuante lavoro nei sotterranei di un grande laboratorio governativo, tra l’impossibilità di parlare e l’abilità ad esprimersi, tra la passione pe i musical in televisione (condivisa con il suo vicino di porta ed unico vero amico, un simpaticissimo e commovente Richard Jenkins) ed il viavai del tram, Eliza incontra l’amore in una creatura nei confronti della quale il resto del mondo si lascia accecare dalla paura. Quello che i più chiamano ‘mostro’, le dà invece conferma di ciò che in cuor suo sente da sempre: gli uomini sono capaci delle peggiori crudeltà nei confronti di tutto ciò che è ‘diverso’, che in realtà temono perché incarnazione della minaccia nei confronti della loro instabile pochezza interiore.

La ragazza invece, con la sua originale ed orgogliosa unicità e capacità di vedere la bellezza laddove gli umani non sanno nemmeno volgere gli occhi, non solo si innamora, ma anche si ostina a voler salvare l’affascinante creatura dal crudele destino che sembra spettarle, con l’aiuto di un po’ di buona musica swing e di un cuore pieno d’amore gratuito.

Michael Shannon in una scena del film

A fare da contorno a quella che definisco senza timore la storia d’amore più avvolgente dell’anno (accanto a quella bellissima, crudele ed ossessiva dello splendido Phantom Thread di Paul Thomas Anderson), c’è un’intrigante ambientazione in uno scenario culturale e politico della Baltimora del 1962, tra guerra fredda, spionaggio e declino del sogno americano.

Vediamo quindi russi (tra cui emerge una sempre eccellente interpretazione di Michael Stuhlbarg, quest’anno -per mia gioia- più attivo che mai) ed americani scontrarsi e contendersi gli esperimenti sulla vita di quello che chiamano un “mostro marino”, poco preoccupandosi della sua identità -concetto più che mai attuale ed applicabile anche al di fuori del contesto (fanta)scientifico– e tentando piuttosto di strapparsi violentemente un agognato primato di prestigiose scoperte.

Emblema del sogno americano decadente, il crudele colonnello maccartista Richard Strickland è impersonato dall’incredibile talento ed espressività di Michael Shannon -sempre affascinante nel suo sembrar estrapolato di peso dal gangster movie degli anni ’30 e trasportato controvoglia nel ventunesimo secolo-, grottesco e sgradevole despota frustrato, tormentato dal pallino per il sesso violento (tanto concentrato sul suo appagamento personale al punto da desiderare Eliza, perché un’amante muta non comprometterebbe la sua posizione dominante) e dalle manie di grandezza esibizioniste tipiche della più squallida fascia sociale arricchita (nemmeno la bellissima Cadillac, la mogliettina obbediente e i figlioletti gli sembrano abbastanza).

Michael Shannon, Sally Hawkins e Octavia Spencer in una scena del film

Lo vediamo sproloquiare sulla bianchezza della pelle di Dio (“un uomo simile a me”, afferma) e sul valore nullo delle donne di servizio, sue sottoposte, -salvo sperarne poi i favori sessuali e temerne l’arguzia maggiore alla sua- mentre tenta di salvare la facciata di un fuggente american dream e la sua posizione liberal leggendo (o fingendo di sfogliare) volumi sul potere del pensiero positivo.

Eliza (Sally Hawkins) conquista il cuore  dell’uomo anfibio con la musica.

Mentre al laboratorio imperversano i tranelli e la paura e nessuno riesce a salvare la propria coscienza dal degrado della corruzione, l’anima di Eliza vola purissima e libera, intaccata dai mali contemporanei e inafferrabile dal resto del mondo.

img_5060A dimostrarci ancora una volta che la bellezza, quella vera, è negli occhi e nel cuore di chi guarda, che essere umani è un vantaggio solo se si mette a frutto nel modo più giusto la propria posizione e che i veri ‘mostri’ sono solo coloro che non sanno amare.

The Shape of Water è una favola moderna, una velata reinterpretazione de La Bella e la Bestia  in chiave completamente alternativa dall’enorme talento di Guillermo del Toro -non solo regista, ma anche sceneggiatore dell’opera-, in cui la bella non ha il dono della parola e del canto e la creatura non ha bisogno di farsi uomo per essere amata, né per amare Eliza.

“Incapace di percepire la tua forma, ti trovo ovunque intorno a me. La tua presenza mi riempie gli occhi del tuo amore e commuove il mio cuore, perché tu sei ovunque.”

Carmen

Il regista ed cast completo del film
Guillermo del Toro e il cast completo del film