
1932 – 2018.
Numero 86.
Questi sono gli anni percorsi e raccontati, momento per momento, dalla meravigliosa Mostra in onore della storia del Festival del Cinema di Venezia, al Lido.
Quale location migliore dello stesso scenario del capolavoro di Visconti, Morte a Venezia?
Siamo infatti al magnifico Grand Hotel des Bains, imponente e bellissima costruzione del 1900, simbolo della Belle Epoque veneziana, che ospitò le più straordinarie e chiacchierate personalità del secolo scorso e, non da ultimo, funse da scenografia per memorabili pellicole d’autore.
Questa volta il Des Bains si trasforma in museo, anzi, in percorso. Un percorso espositivo di centinaia di immagini e filmati di icone, autori, muse e film in successione cronologica, dalla fondazione del festival nel 1932 alla 75esima edizione, quest’anno.

Inutile dire quale sia la parte che più di tutte ha destato la mia curiosità e catturato, oltre alla mia attenzione, il mio cuore: in una lunghissima parete circolare nella sala grande, non a caso chiamata prorio Sala Visconti, si dispone la carrellata foto-filmica delle più memorabili prime opere presentate in concorso al festival, tra gli anni ‘30 e ‘40, straordinario patrimonio cinematografico e culturale che grazie a questa iniziativa torna a galla e alla memoria.
C’è ovviamente, e direi anche fortunatamente, una grande attenzione per il cinema italiano.
Tra spezzoni di veri e propri cimeli del nostro passato -vediamo una giovanissima Alida Valli in Noi Vivi (1942), momenti di riposo per Luisa Ferida ed Isa Miranda al Lido, brillanti immagini di un bellissimo (e divissimo) Amedeo Nazzari, e lo stesso Mussolini che si occupa della produzione di Scipione L’Africano a Sabaudia (1937), quando infine, tra un fotogramma e l’altro, sentiamo l’inconfondibile voce di De Sica intonare Parlami d’amore Mariu’… ed è subito Gli Uomini, che mascalzoni (1931), proiettato sullo schermo dall’altra parte della sala.
Straordinario.
Ma l’attenzione non è dedicata solamente al cinema italiano né tantomeno al cinema d’epoca: attraversiamo la rinascita negli anni ‘50, l’affermazione e il dominio dei grandi autori (Visconti, Fellini, Antonioni, per citare sempre i tre punti fermi assoluti) nel decennio successivo, la Nouvelle Vague ariosa e sognante di Francois Truffaut ed infine la contestazione giovanile, i registi impegnati (Godard, Bellocchio, Bertolucci) e la crisi delle istituzioni, quindi anche della Mostra del Cinema di Venezia, proprio nello stesso ‘68 che divideva Pasolini tra Teorema (1967) e Porcile (1969) vedendolo impegnato nelle battaglie talvolta al fianco e talvolta contro i contestatori.

Tra una cattura e l’altra per l’occhio, si giunge infine agli anni ‘80 – di cui in particolare porto nel cuore l’immagine di Troisi e Mastroianni in Che ora è? di Ettore Scola-, ai ‘90 ed infine ai giorni nostri, dominati da un cinema tutto diverso ma che infine è sempre quello, è sempre l’evoluzione (o involuzione, beccatevelo il mio commentino negativo) della storia di un secolo.

Non posso concludere quest’articolo senza menzionare, anzi, raccontare, le quattro ore trascorse nella sala video, a divorare il bellissimo filmato narrativo sulla storia della Mostra. Apertosi con immagini di repertorio degli anni ‘30, racconta minuziosamente la vita del Festival, anno per anno, pellicola per pellicola, Leone per Leone, ma soprattutto, sfaccettatura per sfaccettatura dei movimenti storici, culturali e sociali dei tempi percorsi.
Ho 23 anni. Ieri ero la più giovane nella sala proiezioni dell’Hotel, eppure sono stata anche l’unica a trovarsi assalita dalle lacrimenel tentativo fallito di tappare il pianto alla vista -e al sentire- dell’inconfondibile timbro di Silvana, Vittorio, Monica, Michelangelo, Pier Paolo, Catherine, Luchino, Claudia, Sophia, Marcello, Massimo… Non riesco neppure a chiamarli per cognome: per me sono come amici, come parenti, come i miei capelli. Come l’aria.
Inutile e impossibile esprimere le emozioni a parole, ancor più ricordarvi quando valga la pena di fare un salto tra queste sale, se siete di passaggio… Anche solo per l’azzeccatissima inconfondibile colonna sonora de Il Dentone di Armando Trovajoli a fare da sfondo-nostalgia ai felicissimi anni sessanta, anche solo per rivedere un palazzo magnifico, che sembra –anzi, è– nato per il grande schermo.
Per la nostra storia e per i nostri sogni.
10/10 a questa mostra, complimenti e grazie #Venezia75!
Carmen
L’ha ribloggato su io la conoscevo bene.
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