Su una stella…
Abbiamo tutti nella memoria questa mano: chi la riconoscerà a prima vista è infondo infondo un romanticone, a chi ci metterà di più poi scapperà un sorriso, quando la assocerà all’unica e mitica scena d’amore di Titanic (1997), iniziazione al sesso e al pianto di tutta la mia generazione.

E pensare a quanti di noi non sono mai riusciti a guardarla perché si vergognavano davanti ai genitori ed erano costretti a fare avanti e indietro con il nastro della cassetta un po’ a tentoni nei dieci minuti a casa da soli, per vedere quale mistero si celasse mai dietro la mano di Rose che si spalmava sul vetro appannato e cosa mai avesse quel vetro da appannarsi, poi…
E pensare a quanti di noi aspettavano i tempi lunghissimi del film per vedere un fazzolettino di intimità tra questi due indimenticabili protagonisti, icone indiscusse dei bambini che eravamo. E a quanti di noi lasciavano (e lasciano ancora, direi) un litro di lacrime sui braccioli del divano, ripensando al finale.

Eh sì, anch’io (come tante?) sognavo di essere Rose, con il suo vestito rosso, e ripetevo davanti allo specchio quella sequenza in cui “Dawson, Rose Dawson” rispondeva di chiamarsi, giocherellando con quell’enorme patacca blu come l’oceano tra le mani.
Ci fu perfino un anno in cui a carnevale volli vestirmi come lei, ma non trovai un abito abbastanza adatto e simile a quella straordinaria opera d’arte di velo che volteggiava sui fianchi della protagonista mentre correva a perdifiato tra i fumi della carbonaia. E non scherzo quando dico che poi cominciai a sognare ardentemente i capelli rossi, che ahimè proprio non avevo. Certo, poi ci fu Ginny Weasley a convincermi a fare la tinta in terza media (che mi stava malissimo), ma la capostipite della lunga serie di straordinarie rosse per la mia generazione era lei, Kate Winslet, Rose e dovettero passare molti anni prima che scoprissi che in realtà fu Rita Hayworth la prima ed autentica atomica rossa che mosse il sol e le altre stelle.
Iconico. Non è tanto per quella stramaledetta porta di legno che tanto ha fatto discutere, piangere e recentemente anche sorridere il mondo, quanto per la gara di sputi, il ballo irlandese in terza classe, gli italiani emigrati dall’Italia giolittiana, i vestiti svolazzanti e i capelli rossi di Rose, il sorriso innocente di un DiCaprio bambino, ma soprattutto l’orchestra che suonò fino alla fine, il celebre ritratto (primo momento hot scolpito nei miei ricordi) e -più di ogni altra cosa- quella mano che striscia sibilando sul vetro della vettura, lasciando una scia di sudore e mistero nella nostra memoria di bambini del tempo. I ragazzini di oggi non sapranno mai cosa sia stato e cos’abbia significato questo film per quelli della mia età, ma se andranno a vederlo al cinema in questi giorni forse se ne faranno un’idea, per quanto piccola. Titanic è stato -senza ombra di dubbio- la nostra iniziazione all’educazione sentimentale, il nostro primo sogno d’amore.
Titanic è ora un film vituperato, e ne noto anch’io le tante falle che lo rendono un’incorreggibile americanata, ma è un classico ed è anche il film che per primo mi ha insegnato l’amore e solo per questo direi che non è affatto da buttare.
Usciva vent’anni fa, ma questo fenomeno culturale è al cinema anche in questi giorni: non pensavo mai sarei arrivata al punto di dirvi non mancate.
Ma ci sono arrivata, la nostalgia ha avuto la meglio. Jack e Rose ci aspettano liberi e felici in un universo parallelo.
Carmen
io non ero più bambina ma per un paio d’anni sono stata rossa anche io per amore del meraviglioso personaggio di Rose.. ❤
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L’ha ribloggato su io la conoscevo bene.
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