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Premessa necessaria: l’ultima volta che sono stata al cinema a vedere un cinecomic e sono uscita dalla sala appagata è stato con Logan (2017, dir. James Mangold). La verità è che da grande sostenitrice del genere sono passata a provare un profondo disinteresse, legato al fatto che col tempo la qualità di tali film è andata a scemare in favore della quantità. Seriamente: quanti cinecomics sono stati sfornati nell’ultimo decennio? Ho perso il conto.

L’ultimo personaggio Marvel portato sullo schermo è Venom: celebre antagonista di Spider-Man, già incontrato nel terzo capitolo dedicato all’Uomo Ragno diretto da Sam Raimi nel 2007, e interpretato da Tom Hardy nonché il motivo che mi ha letteralmente trascinata sulla poltrona del cinema.

E con le aspettative sotto terra e nelle bozze un articolo che non vorrei mai dover scrivere (spoiler: “Il declino di Tom Hardy”) mi sono lasciata sorprendere… in positivo.

Tom Hardy è Eddie Brock, giornalista che nel tentativo di dare una svolta alla sua carriera si trova ad indagare su un’ambigua organizzazione che – per studiare misteriose creature aliene – sfrutta gli esseri umani come cavie; ma è anche Venom, il Simbionte (nell’universo Marvel si tratta di una razza immaginaria, ovvero dei parassiti extra-terrestri che per sopravvivere hanno bisogno di un corpo che li ospiti) che si impossessa del corpo di Eddie e con cui instaurerà – con qualche difficoltà iniziale – un forte legame.

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Nulla di nuovo in pratica: una trama e uno svolgimento alquanto banali, privi di originalità. Sul fronte narrativo Venom non offre nessuna novità, infatti dopo i primi minuti lo spettatore è già in grado di anticipare tutte le scene a cui sta per assistere. Tutto in Venom è prevedibile, tutto già visto: gli inseguimenti per le strade della città, lo scontro finale in una struttura isolata destinata ad andare distrutta e gli aiutanti dell’eroe (in questo caso anti-eroe) che con uno schiocco di dita ottengono le informazioni necessarie per fornire supporto nel momento e nel luogo esatto… giusto per fare qualche esempio. Eppure la differenza rispetto all’MCU (di cui questo film non fa parte) sta proprio qui: trascurando i combattimenti si è lasciato spazio all’ironia, quasi demenziale, grottesca e quasi tipica dei film Marvel, permettendo di alleggerire i toni dell’opera.

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Quindi… perché Venom ai miei occhi funziona? Due parole: Fattore Hardy. Se ci fosse stato un altro interprete il film non sarebbe stato per nulla convincente (né coinvolgente): Tom Hardy ha il carisma che lo porta a reggere interi film sulle sue spalle, dimostrando di saper dare spessore a sceneggiature scarne (come questa). Spesso si fa riferimento al suo talento soffermandosi sulla potenza dei suoi occhi – sono la prima a farlo -, ma in questo caso è necessario considerare il suo corpo nella sua interezza: fisicità, movenze ed espressività calcata sono gli strumenti con cui è riuscito a confezionare una magnifica performance attraverso il quale è stato – soprattutto – in grado di salvare e rendere godibile un film sull’orlo della mediocrità (e del flop). Ode a te, Tom.

Venom è una commedia a tinte horror che non si prende troppo sul serio, lasciatevi intrattenere. Divertitevi. Perché noi siamo Venom.

ps. “Sì, pronto! Ciao Michelle, ti ho chiamata solo per dirti che chiunque ha scelto la tua parrucca merita l’ergastolo. Un forte abbraccio”:

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Mars