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Carolina è una madre. Carolina era una moglie. Suo marito è morto in un incidente in fabbrica e, benché lei ci provi con tutta sé stessa, non riesce ad esternare il suo dolore. Carolina non piange. Carolina ride.

In concorso alla 36ª edizione del Festival del Cinema di Torino (2018) Ride segna l’esordio alla regia di Valerio Mastandrea, che ne co-firma anche la sceneggiatura. E il suo tocco si percepisce fin dalla prima scena, in cui si sente lo spettro della sua ironia tagliente emergere dalle parole dei personaggi a cui ha dato vita.

Mastandrea mette in scena il tema della perdita e dell’elaborazione del lutto in modo inusuale e unico, dimostrando che ognuno di noi affronta esterna il dolore a modo proprio e secondo le sue tempistiche. In contrasto a questa soggettività vi sono i personaggi di passaggio che, alla vigilia del funerale, vanno a trovare Carolina e sembrano fedeli ad un unico canone ossia che alla perdita di qualcuno di caro pare che l’unica reazione plausibile sia piangere, digiunare e trascurarsi. Talmente accecati da questa loro visione non si accorgono dello stato d’animo di Carolina, che prova in tutti i modi a lasciarsi andare come loro.

In parallelo a tutto questo c’è la tematica delle morti bianche a cui si aggiungono il senso di colpa delle persone rimaste in vita (familiari e non) e l’esposizione mediatica che ne deriva – mai messa in scena, solo menzionata ripetutamente – a cui la famiglia viene sottoposta.

 

 

Seppur imperfetto – sembra sempre che manchi qualcosa, è quasi insoddisfacente il modo in cui i due filoni narrativi (elaborazione del lutto e le morti bianche) si discostino – Ride è un brillante debutto registico e attoriale (Chiara Martegiani e Arturo Marchetti sono due gemme!) nel quale si intrecciano gli stili e le visioni dei registi che nel corso degli anni hanno segnato Mastandrea (spiccano su tutti Claudio Caligari e Gianni Zanasi).

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Chiara Martegiani (Carolina) in una scena del film | © 01Distribution

Proprio in questo istante, scrivo questa recensione con in sottofondo mia madre e mia nonna che conversano, ricordano una vecchia amica di famiglia. Parlano di suo marito, quasi indignate: “Ha pianto al funerale?”. “Non ha versato nemmeno una lacrima”. Forse ride(va)?

Marika.