
Claudia Cardinale in 8 1⁄2
– Tu saresti capace di piantare tutto e ricominciare la vita da capo? Di scegliere una cosa, una cosa sola e di essere fedele a quella? Riuscire a farla diventare la ragione della tua vita, una cosa che raccolga tutto, che diventi tutto proprio perché la tua fedeltà che la fa diventare infinita. Ne saresti capace? Ecco ascolta se io ti dicessi, Claudia…
– […] E tu… saresti capace?
– […] No… no, questo tipo no, non è capace. Questo vuole prendere tutto, arraffare tutto, non sa rinunciare a niente; cambia strada ogni giorno perché ha paura di perdere quella giusta e sta morendo, come dissanguato.
– E così finisce il film?
– No, comincia così, poi incontra la ragazza della fonte, è una di quelle ragazze che danno l’acqua per guarire, è bellissima, giovane e antica, bambina e già donna, autentica, solare. Non c’è dubbio che sia lei la sua salvezza.
– Della storia che mi hai raccontato non ho capito quasi niente. Ma scusa, un tipo così, come tu l’hai descritto, che non vuol bene a nessuno, non fa mica tanta pena sai? In fondo è colpa sua. Che cosa pretende dagli altri?
– Perché, credi che io non lo sappia? Come sei noiosina, anche tu.
– Ah, ma non ti si può dire proprio niente! Quanto sei buffo con quel cappellaccio truccato da vecchio! Io non capisco: incontra una ragazza che lo può far rinascere, che gli ridà vita e lui la rifiuta?
– Perché non ci crede più.
– Perché non sa voler bene.
– Perché non è vero che una donna possa cambiare un uomo.
– Perché non sa voler bene.
– E perché soprattutto non mi va di raccontare un’altra storia bugiarda.
– Perché non sa voler bene.
– Mi dispiace Claudia di averti fatta venire fin quassù, ti domando scusa.
– Che imbroglione che sei! Allora non c’è questa parte nel film?
– Hai ragione tu, sai? Non c’è la parte nel film. Non c’è neanche il film. Non c’è niente di niente da nessuna parte. Per me la faccenda potrebbe finire qui.
Claudia Cardinale è quasi sé stessa -Claudia: “la donna ideale”- in 8½ di Fellini.
Fluttua solida e spaesata in una Roma fuori dal tempo, calando nell’atmosfera cupa, sensuale, immaginaria, danzante e chiaroscurale dei favolosi anni sessanta italiani, che sembravano non finire mai.
La ragazza della fonte prima, la donna ideale poi, perché appare così, a sorpresa e senza preavviso, a salvare Guido da ogni crisi d’inspiration, facendosi fisica e terrena, imponendosi delicata nella realtà del regista annoiato e privato delle idee e dell’anima.
È venuta per non andare via più e vuole “far ordine”, vuole “far pulizia”, vuole dirgli che quel personaggio di cui va tanto vantandosi “non fa mica tanta pena, sai”, perché non sa amare.

È curioso perché di questa lunghissima pellicola -138 minuti- quasi joyciana (è un poema epico dell’inconscio artistico, un viaggio interiore perduto e -assieme a La dolce vita– un grossissimo volume visivo glamour e disperato sulla furia fantastica degli anni Sessanta) la Cardinale occupa solo pochi minuti, forse 10 in tutto, eppure li domina, e questa leggera presenza dilaga e sembra reggere e soggiogare assieme alla mente e al cuore del protagonista tutte le due ore e venti di film, come se i suoi occhi sorridenti e il sorriso enigmatico rimanessero in sovrimpressione all’infinito. Illuminata da lampade soffuse, vestita di sottovesti bianche o di un piumaggio corvino, oscilla come il vento tra le carte delle stanze o al volante di un’automobile, e poi sparisce come arriva, in un turbinio di mistero, in una danza di profumo.
Non è il suo ruolo più importante, eppure forse è il più famoso, perché è impossibile resistere all’atmosfera cupa e giocosa che Claudia nel ruolo di sé stessa porta con sé, impensabile dimenticare di quell’eyeliner nero sparato carichissimo ai lati dei suoi occhi, come una Cleopatra moderna, e quel velame bianco latte che le sfiora i capelli e si posa, e si riposa, e l’avvolge ancora.
Carmen
https://www.youtube.com/watch?v=tUI6OICNx4Q