Mettiamola così: esiste una vita prima di Joker e una vita dopo Joker.
Ogni anno a Venezia c’è quel film che riesce a far tremare la mia anima, che mi scava dentro e non mi lascia più, diventando parte di me. Venezia76 mi ha donato Joker, che – cito testualmente il sommo Gianni Canova – “è Cinema allo stato puro”. Entrare in sala per vederlo è stata una delle imprese più massacranti di questo festival. Eppure rifarei tutto pur di rivivere quel magnifico viaggio che è stata la prima visione del film… le aspettative, la rabbia, l’ansia, il mistero, le lacrime, le risate, il fomento e l’eccitazione; ma soprattutto vorrei incrociare ancora una volta gli occhi commossi degli altri presenti a fine proiezione.

Arthur Fleck, aspirante attore di stand-up comedy, si prende cura della madre in un angusto appartamento situato nella decadente Gotham, città grondante di degrado e criminalità come la New York degli anni 80. Arthur si trova ai margini di una società ormai allo sbando e sarà proprio dal marcio che la contamina che vedremo nascere colui noto a tutti come Joker.
L’ultima opera di Todd Phillips fuoriesce da qualsiasi canone (e dalla sua stessa filmografia – scusa se ho diffidato di te!), non è il classico cinecomic – sarebbe errato definirlo tale, azzarderei sia quasi un’offesa poiché va ben oltre quel concetto -, semplicemente è un outsider che ridefinisce le regole. Joker è un atto di coraggio.
Durante la visione la mente è in continuo fermento, è inevitabile pensare a collegamenti, riferimenti e richiami. Gli echi al cinema di Nolan e Scorsese, che non vanno a scalfire quella che è l’identità del film, anzi la vanno a rafforzare. Uno sguardo e il cuore rivolti a Heath Ledger: ci sono momenti in cui si percepisce la sua presenza, poi vedi Joaquin Phoenix e sorridi. Perché sai e basta. Phoenix regge l’intero film sulle sue spalle esili, ci prende per mano e ci chiede in silenzio di danzare insieme a lui. La macchina da presa fluttua elegantemente intorno a lui, segue ogni suo minimo movimento senza interferire; senza perdere nulla di lui, si bea di quel corpo fragile e ce lo restituisce sotto forma di arte. E noi, estasiati. E lui, ride. Una risata inquieta, meccanica, che non rispecchia il suo stato d’animo, ma è bensì la conseguenza dei traumi subiti durante l’infanzia. Una risata malata che ti squarcia il petto. Joaquin Phoenix è oltre l’umano.

Joker ha trionfato: è il Leone d’Oro della 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. La sua vittoria è la nostra vittoria.
Fate un bel sorriso. Dal 3 ottobre al cinema.
Marika.
