Ci sono leggende che non muoiono mai, fanno il giro del mondo attraverso i secoli e poi tornano a casa, mutano con il tempo e si prestano a ogni cultura per unirci tutti nella loro magia; ci sono leggende così forti da ispirare nuovi inizi, orchestrare nuove origini senza mai risultare obsolete.

Klaus, lungometraggio d’animazione targato Netflix, è decisamente una di queste.

1 posterLa nostra avventura inizia con Jesper qualificato come peggior studente della Reale Accademia Postale e poiché è anche il figlio del proprietario della suddetta, verrà spedito a Smeerensburg – piccola sperduta cittadina del Nord, la quale non ha nulla da invidiare a Sleepy Hallow in fatiscenza e macabra atmosfera – per fare gavetta e imparare il mestiere. L’inizio per il neo postino si rivelerà burrascoso: Jesper si troverà in mezzo alle faide dei due clan residenti e solo la semplicità e l’amicizia dei bambini di ambo le parti, porterà la cittadina a una pace mai raggiunta prima. Sarà in questo capitombolare, che il suo destino si legherà a quello di Klaus – misterioso boscaiolo e giocattolaio – e proprio grazie alle richieste dei fanciulli, spedite lettera dopo lettera con la speranza di poter ricevere un balocco, i due diverranno inseparabili collaboratori nonché benevole presenze della rinata Smeerensburg. L’arazzo infine giungerà a un nodo, Jesper ormai accolto dalla comunità e pronto a porvi radici, dovrà affrontare un bivio, la sua Epifania, e scegliere tra come gira il mondo: “Nessuno fa niente per niente” e come il mondo invece può cambiare: “Un atto di vera bontà ne ispira sempre un altro”.

Per capire Klaus, in quanto tassello fondamentale dell’animazione classica, bisogna andare un poco indietro, all’ultimo colpo di coda del Rinascimento Disney. Il regista Sergio Pablos infatti è figlio di quel periodo e ha dato vita a personaggi iconici quali Claude Frollo (Il Gobbo di Notre-Dame), Ade (Hercules), ha lavorato come character designer al film In Viaggio Con Pippo del 1995 e quelle stesse goffaggini simpatiche le erediterà il Doctor Doppler (Il Pianeta del Tesoro), a sua volta calzate dal nostro frizzante Jesper. Ma è come padre del franchise di Cattivissimo Me, che Pablos è conosciuto dai più (non stiamo perciò parlando di un novellino). Dopo gli anni disneyani, il regista fonda un proprio studio e casa di produzione, la SPA Studios – Sergio Pablos Animation and Multimedia. Klaus trova la sua crisalide qui, nella delicata crescita di almeno dieci anni. “Non tento di riportare l’animazione classica indietro, ma di farla andare avanti” con questa sentenza già capiamo il suo intento. L’uso del 2D in Occidente ha subito un enorme freno laddove ormai massicce case di produzione hanno dimostrato di preferire la sola arte del 3D e della cgi. Eppure il disegno classico, lo stile peculiare di un singolo artista, il movimento che prende vita sotto la grafite, va riportato alla luce e per Pablos va anche condotto a nuova evoluzione. Per tale motivo Klaus rappresenta la nuova spiaggia da cui ripartire. Il film è stato concepito come una rielaborazione degli storyboard attraverso una revisione texturizzata della luce, del colore e del tratto. La prima, come ogni quadro nella storia dell’arte insegna, è stata gestita per donare profondità al personaggio; il secondo a definire parte dello stile del film che ai nostri occhi risulta morbido e caloroso; il terzo per non eliminare la personale caratteristica del soggetto. L’intento – per me raggiunto a pieni voti – è stato quello di andare oltre l’adesivo piatto su uno sfondo troppo colorato e di unire un team di disegnatori per ogni peculiarità messa in scena, senza conformarli ma facendoli convivere insieme.

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Vi assicuro che ci vuole del genio e innumerevoli ore di devoto lavoro per prendere tradizione, farne trampolino, sia in script che tecnica, ed evolvere storia e design senza screditare gli antipodi da cui si è partiti. Così come Klaus, simbolicamente, da giocattolaio dal passato misterioso, torna ad essere il nostro Santa Claus svelandone il suo vero io – citando un altro a noi caro Babbo “North” Natale. Lo Spirito Natalizio, prima in forma del vero amore perduto e poi calda anima, tornerà a lui e lo seguirà nel suo domani come un Fantasma del Natale Passato, benevolo ma senza il quale vivere fa male e per tale motivo serve un Jesper, estroverso un po’ capriccioso, per superarne l’ostacolo.

Questo dicembre concedetevi di sognare un’altra volta, non in maniera roboante, bensì pacata come il rumore di un pastello su carta. Klaus tornerà a intagliare legno per noi e anche questa volta, sarà per sempre.

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Klaus (2019) regia di Sergio Pablos e con le voci italiane di Marco Mengoni, Francesco Pannofino, Carla Signoris, Renato Cecchetto e Neri Marcorè, vi aspetta ora su Netflix!

Laura