La vita ha spesso una trama pessima. Preferisco di gran lunga i miei romanzi” disse una volta Agatha Christie ed io continuo a chiedermi cosa ne avrebbe pensato del nuovo film di Rian Johnson, Cena Con Delitto – Knives Out. Di certo si sarebbe gongolata un po’, mi piace pensare, poiché la piece imbastita, costruisce le sue fondamenta con un procedimento a lei congeniale ed omaggia il genere giallo-crime in più disparate sfaccettature – che siano esse inquadrature hitchcockiane o atmosfere più parodistiche alla Invito a cena con delitto, già citazione nel titolo italiano. È di tutto e un po’, quest’opera, che giostra con grande abilità mystery classico e commedia, tocca vette di cinico black humor e chiude il sipario sul finale, forse non troppo originale ma di assai emblematica coralità, quasi pulito, nonostante tutto, proprio come la regina del crimine avrebbe tanto amato mettere in scena.

1

Johnson celebra l’intero ventaglio cadmio con citazioni che toccano l’ambito seriale, cartaceo e televisivo, e fa del film stesso la creatura che gioca al Magiafuoco coi personaggi. Qui sta tutta la maestria che tanto mi ha colpito. Avviene infatti una piccola magia laddove al pubblico si mostra solo l’involucro macchiettistico di ogni membro Thrombey e la sceneggiatura, tra menzogne e false o piccole verità, elabora, modella e sviscera ognuno di loro a suo piacimento. Solo Marta Cabrera (Ana de Armas) – animo gentile braccato dagli eventi – e Benoit Blanc (Daniel Craig) – detective finto distratto alla Colombo – restano invariati facendo da raccordo al caso, come due moderni umorali Holmes&Watson.

6

Va così in scena il metodo deduttivo, tra serrati interrogatori e gag del caso, fin quando il film si agita in qualcosa di poco nitido, che ugualmente gli dona un’originalità propria e riesce nel suo intento: fare del cinema materia di puro e godibile intrattenimento. Tornando a chiedersi quanto orgogliosa sarebbe stata la Christie, una nota di merito voglio darla all’assemblaggio sopraffino del cast, unione vera di personalità topiche degne della firma d’autore. Christopher Plummer è Harlan Thrombey la vittima, nonché scrittore best seller di gialli, eccentrico capofamiglia, il quale ha fatto della sua dimora un personale mausoleo.

3

Da copione scopriremo gli screzi dei congiunti, piccoli tasselli che smaschereranno la finta patina perfetta di un celato delizioso squallore, come un marito fedifrago (Don Johnson) di una moglie austera (Jamie Lee Curtis) figlia maggiore del defunto, un ansioso figlio da anni celato all’ombra del padre (Michael Shannon) a cui calza anche una limitazione fisica, una nuora-parassita ingrediente hipster e simil esoterico ma alla famiglia ugualmente omologata e una triade di nipoti seppur agli-opposti in egual misura viziati (Chris Evan, Katherine Langford, Jaeden Martell).

5

Infine, come direbbe Poirot, Knives Out è sì un gioiellino, che senza ambizioni e pur senza risultare tanto imprevedibile, ugualmente stupisce. Il trucco per godersi un film simile è lasciarsi trasportare, sicuri che Rian Johnson abbia tutti gli strumenti a portata e sappia gestirli con consapevolezza. Giocherà con noi come a Cluedo e, tra chi è colpevole d’innocenza e chi cela umane meschinità, lancerà il dado del libero epilogo e chiunque potrà trarne le proprie conclusioni.

Laura

2