Ci hai scambiato per pedoni. Invece per tutto questo tempo, siamo stati Re.

Gli Hunters di David Weil …o come rendere omaggio a Tarantino e affini.

Siamo in America, 1977 e, come altri film e storie ci hanno insegnato, non tutti i criminali della Seconda Guerra Mondiale hanno pagato per le loro azioni quel famoso giorno a Norimberga. Meyer Offerman (Al Pacino) lo spiega già nel pilot: cosa aspettarsi dai sopravvissuti – dopo secoli di persecuzioni – quando i nazisti in tempo di pace, diventano nostri e loro vicini di casa? Ci si aspetta che noi non dimentichiamo, che loro ricordino… e poi?

1Weil parte dalla sua pietra d’angolo – le testimonianze della nonna e le storie da lei raccontate – e si impegna nella scrittura di dieci sostanziosi episodi, nei quali sprazzi di realtà vengono rielaborati argutamente e con fare più dissacrante che mai. La sua passione per il cinema di genere, per i b-movie e lo sregolato black humor si unisce a scene splatter e kitsch, rendendo questo prodotto dalla trama già sentita, qualcosa di fresco e feroce – di certo pronto a prendere il posto sulla mensola insieme a titoli come Kick-Ass o Deadpool, come Kingsman o The Boys (per citare i più recenti).

E perché – prima ancora di considerare la tanto omaggiata filmografia di Tarantino – prendere in causa titoli dell’universo fumettistico?

Sin dalle prime scene ciò che salta all’occhio è quanto Hunters sia una graphic novel, un susseguirsi di mensili, un caso dopo l’altro; un’opera prima nata senza l’ausilio iniziale delle vignette e del cartaceo. I Cacciatori prendono vita in questo modo, su pellicola e davanti una camera con una sceneggiatura degna del miglior autore comics. L’atmosfera – che è pulp nel taglio, nel montaggio, nelle soundtrack e nelle scelte cromatiche – fa da sfondo a un bouquet di personaggi volutamente macchiettistici e poco sfumati, i quali si sveleranno in un contesto bianco e nero di luce e ombre – lo stesso che prenderà forma metaforica nella scacchiera della sigla. I nazisti, infiltrati nella società moderna, trameranno per rifondare il Reich e i loro diabolici piani saranno degni delle peggiori menti criminali scorrazzanti per Gotham City; i Vigilantes uniti sotto il segno di Offerman/Pacino, cercheranno di contrastarli, porre giustizia, di quella molto confusa spesso macchiata di vendetta, portando i protagonisti a porsi non poche questioni morali. Il minestrone comics c’è tutto. Anche Jonah Heidelbaum (Logan Lerman) è il perfetto Robin per il Batman di Offerman – o il Kick-Ass che non comprende fino in fondo quanto sia seria la situazione che lo circonda, finché l’amata nonna, non perderà la vita per mano di uno dei nazisti ricercati. I personaggi strizzano l’occhio a tante e disparate maschere del settore, come l’anziano mentore portatore di un oscuro segreto, la donna super-tosta con una figlia da mantenere, l’attore dall’ego spropositato con debolezze celate o la suora alla quale il detto l’abito non fa il monaco calza a pennello… e non manca il giovane nerd dal talento nascosto che cita su misura pane e fumetti – di certo, più di quanto non sappia fare con la Torah.

Lo stile di Hunters pare dunque ben delineato. L’entità più seria – a volte crudele ed altre commovente – dei flashback nel campo di concentramento, si interscambia a sequenze ilari più drastiche e sadiche. Un mancato equilibrio questo, voluto certamente per amor di genere, che può però pesare sullo spettatore meno avvezzo (se non altro per la delicatezza del tema affrontato). Un appunto più pratico, per quanto mi riguarda, è giusto farlo sulla struttura della serie: il plot scelto – facsimile ai casi di un giallo, e dunque alla ricerca costante di casi che vedano la loro soluzione nell’arco di un episodio – apre la strada a infinite trame verticali. Non da meno David Weil ha affermato, in tal senso, d’avere a disposizione materiale per ben cinque stagioni. La scrittura vacillerà tra le due tipologie rischiando di non convincere lo spettatore, in caso fosse abituato alle più pregnanti storyline orizzontali del momento. Se ben gestito – e in questo, solo il tempo sarà rivelatore – un mix simile potrà comunque uscirne vincente. Mi piace pensare a questo primo atto come un preludio, un’infarinatura del mondo di Weil, il quale potrà continuare, tra un nazista morto e l’altro pure, il progredire del giovane protagonista.

3

Hunters lascia dunque un buon segno ed è certamente godibile. Dialoghi e massime già cult definiscono gli Inglourious Basterds di Al Pacino, la cui presenza scenica è sempre una gran goduria e Logan Lerman si mette in gioco reggendone il testimone con forza – e stando alle loro interviste, anche con giusta e onesta devozione.

Amazon Prime lancia un’altra freccetta e fa centro, ancora una volta.

Laura