Un viaggio alla scoperta della volta celeste, dell’atmosfera, delle stelle e dei suoi magici segreti, ma soprattutto un percorso interiore alla ricerca dei propri limiti e delle proprie fragilità. Diretto da Tom Harper, il film racconta la coraggiosa impresa della pilota di palloni aerostatici Amelia Wren (Felicity Jones) e dello scienziato James Glaicher (Eddie Redmayne) nello lo studio, mai compiuto a quei tempi, sulle previsioni meteorologiche.
L’intera storia si svolge durante l’arco temporale di una sola giornata, il mitico volo di ascensione dei due esploratori, ma è continuamente frammentata da flashback e racconti, un espediente grazie al quale la visione risulta più coinvolgente e piacevole, meno monotona e noiosa. Il prodotto risulta molto poco simile ad un documentario ma più affine ad un romanzo inglese.
Redmayne e Jones sono protagonisti assoluti durante l’intero film ed affascinano il pubblico con le loro impeccabili performance, sullo sfondo di inquadrature mozzafiato del cielo londinese, mai viste prima d’ora sui grandi schermi. Ciò che è stupefacente è proprio la fotografia e la fedele riproduzione di tutti i dettagli storici, dalla gigantesca mongolfiera del 1862, ai meravigliosi costumi sapientemente creati dalla costume designer Alexandra Byrne. Il ritmo della narrazione è scandito dai dati matematici raccolti dai protagonisti e aumenta la tensione dello spettatore in modo parallelo al volo della mongolfiera, in una sincronia che unifica in un solo ricamo il viaggio verso la volta celeste. Il film che purtroppo non ha ricevuto i dovuti riconoscimenti durante quest’ultima awards season (cinematography and costume design meritatissimi), rientra di diritto tra le perle rare tanto amate dagli amanti degli scenari inglesi e dei film in costume.

Le interpretazioni dei protagonisti sono straordinarie, come sempre quando si tratta del camaleontico Redmayne e della mitica Jones, accentuate da scene drammatiche allo stesso tempo romantiche che solo con una chimica come la loro avrebbero potuteo funzionare agli occhi dello spettatore. Un traguardo per l’umanità, quello dei 39000 piedi di altitudine, al quale non si sarebbe arrivati senza la convergenza della passione e cultura di due figure come quelle di Glaicher e Wren. Un film che non solo fa riflettere su un avvenimento storico poco conosciuto, ma che sancisce ancora una volta il potere della conoscenza ed il coraggio da parte di coloro che ad essa hanno attribuito il fine ultimo della loro esistenza.
Riccardo