“Nel mio cinema si sogna molto,
ma la realtà ha sempre l’ultima parola”.

Si alza il Vento, il vento caldo dell’anima, di quella delicatezza che solo l’arte sa raggiungere. Quando fisicamente si è impossibilitati, arriva il momento di allenare ancora un po’ il muscolo mentale, farlo con fantasia, farlo per volare oltre il sogno sulle onde invisibili del vento forte e sicuro, come quello che dal Sahara giunge a sfiorare le coste libiche, come quello il cui nome fu scelto da un giovane Hayao Miyazaki – insieme al socio di una vita Isao Takahata – per fondare il suo Studio nel 1985. Il Maestro scelse di portare in mostra l’ufficiale addio – ora divenuto ufficioso, in attesa del suo ultimo lavoro in produzione …– proprio al Festival del Cinema di Venezia del 2013. Si Alza il Vento suo patrimonio e testamento. Unico in tutta la sua essenza, vera esposizione dell’animo, autobiografico come non lo era mai stato prima, nostalgico e magico come solo il vento da cui ci si diparte ma sempre si ritorna, sa essere. Ed è questa nostalgia la sua firma inconfondibile; la malinconia del riconoscere un luogo in cui siamo stati, forse in un sogno o in un’altra vita e farvi ritorno, siano questi una valle del vento, una città incantata o un castello errante. Il surplus di ben cinquant’anni di carriera ci dimostrano quanta maestria abbia assunto e con sguardo sempre nuovo, riesca a porci alla ricerca della meraviglia attraverso storie intime, personali e a raggiungere così in estetica e filosofia la bellezza.

“Senza bellezza che senso ha vivere?” dice Howl nella delicata quanto emblematica scena che ne rappresenta la depressione. Come si può vivere dunque senza bellezza? Di quella non materiale ma bensì dell’unica e sola che fa vivere l’uomo innalzandolo, non più a semplice creatura, ma essere pensante e spirituale. La bellezza dell’arte, la bellezza che nasce dall’animo umano e lo porta a creare meraviglie. Della rivincita verso tutto ciò l’uomo fa sì, di male, ma che, come ogni ultima speranza, egli può ancora rimediare, salvare e purificare. Per Miyazaki la nostra rivalsa sta nella creatività che accompagna in crescita, come per le sorelline Satsuki e Mei (Il Mio Vicino Totoro), o in radicali cambiamenti, come per Chihiro (La Città Incantata) e per Kiki (- Consegne a Domicilio).
Quando si parla di Studio Ghibli, ancora tanti storcono il naso pensando siano animazioni troppo forti, strane o difficili per i bambini. Fortemente radicato nella cultura occidentale è pensare che i più piccoli vadano protetti, crear loro una bolla convenzionale e che vadano tutelati da immagini di difficile comprensione: niente di più errato e Miyazaki questo lo sa bene. Ogni generazione ha la sua nostalgia, dice, ogni età va raccontata. I bambini amano le fiabe e le favole perché apprendono presto quanto la realtà sia dura e difficile. Per questo Hayao Miyazaki, tra tutti, sa parlare ai più piccoli, perché parla loro come si parlerebbe agli adulti. Nessun filtro, stesso piano di linguaggio, senza che gli uni debbano adattarsi al livello degli altri. L’animazione dello Studio Ghibli è forse la più egualitaria che ci sia al mondo. Il rifugio che sa dare è per gli anziani i quali diventano protagonisti di incredibili avventure (Sophie, Il Castello Errante di Howl), bambini come la già sopra citata Chihiro e adolescenti in crescita (come in Pioggia di Ricordi). Nessuno più di Miyazaki espone tematiche importanti portando lo spettatore a prenderne coscienza, elaborate così, con l’eleganza della poetica, senza arroganza alcuna. Certo, prima fra tutte, biasima la società giapponese nelle sue oscure ombre, ma è innegabile – quando si parla di antimilitarismo, del consumismo, del grave pericolo dell’inquinamento e del mai ovvio rispetto che va portato all’ambiente e ogni essere vivente – che tutto il mondo deve voltarsi e ascoltare. Nausicaa della Valle del Vento e Principessa Mononoke, le ritengo in tal senso, due facce della stessa medaglia, l’una più onirica l’altra più selvaggia. Ciò che è milizia e tutto quel che ne deriva è male, tanto che il mondo di Nausicaa, devastato dalle guerre e dal nucleare, è ora il fantasma del nostro, un paesaggio post-apocalittico dove la bellezza permane, ma a quale costo! Perciò va preservata e rispettata anche quando il potere sembra sorgere di nuovo, pronto a danneggiare e danneggiarci. Come scordare il Senza Volto – presente nel film vincitore dell’Oscar 2003, La Città Incantata – che donando oro gratis, inebetisce gli addetti della città termale, fin quando essi stessi diventano per lui nuovo cibo da ingurgitare. Così quest’ingranaggio mondiale che disumanizza l’uomo, che più ha e più vuole avere, viene trasformato nel mero prodotto pronto a consumare a sua volta. Tutto questo finché Chihiro davanti al Senza Volto si dimostra disinteressata. Lo spirito riacquisterà la sua forma naturale davanti alla bambina che intende lavorare per salvare i genitori e non per arricchirsi o far carriera.

Poi ancora il Demone del Cattivo Odore che si scopre essere il semplice Fiume logorato dall’inquinamento che lo infetta. Tante sono le scene che potrei citarvi, ma lascerò che ogni film vi parli direttamente all’animo. Hayao Miyazaki nella sua umiltà, dedito per passione, non sa – o forse semplicemente non vanta – quanta grandezza abbia dato e stia dando al mondo e quante menti del cinema internazionale sono da lui al contempo ispirate e affascinate. Guillermo del Toro e Neil Gaiman sono tra le prime personalità che ai Ghibli devono molto e con riverenza si lasciano ammaliare. La Forma dell’Acqua non a meno, è caratterizzato da quell’atmosfera nostalgica, dal rispetto per il prossimo, dall’amore tra diversi ch’eppur trionfa, tutti ingredienti che sposano alla perfezione l’animo del Sol Levante su animazione. Non manca poi, l’apertura ad altre culture. I film dello Studio Ghibli sono vere sorprese da scartare ogni volta che giungono al cinema, perché non si sa mai a quale mondo e folklore possano attingere. L’animazione come porta aperta, che innalza la cultura giapponese ma la intreccia alle altre. Non è segreto quanto Miyazaki ami il nostro paese – a cui ha dedicato il capolavoro di metafore e neorealismo Porco Rosso – e da lì vola fino a citare miti e classici dei dintorni. Laputa altri non è che l’isola descritta da Jonathan Swift, la trama de Il Mistero della Pietra Azzurra è ispirata al soggetto che il Maestro elaborò liberamente dai libri di Jules Verne. Robin Williams disse che “Le animazioni sono ben strutturate. La trama dà loro vita e spesso pare quasi greca per raffinatezza e tragica bellezza”. Perciò sì, urliamolo a gran voce: Hayao Miyazaki e lo Studio Ghibli sono il Castello nel Cielo di questo mondo. A lui va il merito d’aver eliminato lo stereotipo legato all’animazione giapponese vista ingiustamente come inferiore o di poco valore, dimostrandoci in vero il contrario e anzi superandoci: “Cominciai a guardare film immaginando come avrei potuto farli io. E come avrei potuto superarli”.

Con questo spirito, con gli anni della sua esperienza e con l’animo sempre vivo, ad oggi è considerato il più influente animatore vivente nella Storia del Cinema; gli importanti contributi dati al settore lo pongono al fianco di un’altra figura storica dell’animazione, Walt Disney. Paragonato poi ad Akira Kurosawa per centralità e spicco nella storia del cinema giapponese, lo stesso regista ne dirà “Mi dispiace per lui perché, così facendo, lo abbassano di livello”.

In un periodo come il nostro, ora ancor più difficile in cui l’animo umano è provato e cerca una speranza, fatevi il regalo di conoscere o ritornare nel mondo che lo Studio Ghibli ci offre. Di liberarci nella malinconia del ricordo e farla nostra, piangere se necessario e poi tornare a sorridere per i piccoli valori ritrovati e le gioie quotidiane, siano queste una fetta di pan tostato condivisa o lungo la via prendersi per mano.
Laura