Halloween è alle porte – forse con esso anche qualche strega e licantropo – e supponiamo stiate tutti pensando a come organizzare il prossimo Trick or Treat in buona e sicura compagnia. Quest’anno, di diversa difficoltà ed esperienza, sta giungendo al termine, ma con esso non ancora le nuove quotidianità a cui dobbiamo far fronte. Se passare porta per porta, non sarà fattibile, abbiamo pensato che si potesse fare lo stesso, ma bussando a mondi opposti, di grandi e terrificanti emozioni. Se il 31 ottobre vorrete spendere la vostra serata insieme al cinema, è bene che quest’ultimo si travesti a dovere e non vi deluda. Per tale motivo i 21st Century Cinephiles hanno stilato alcune liste adatte all’evento: dai cartoni animati di tutti i giorni, alla tipologia spooky più glamour e vintage, per finire sul sempreverde horror orientale dei grandi maestri. Abbiamo cercato di toccare più sponde – dal genere al sottogenere – così che il vostro Halloween potesse essere, sì terrificante, ma pur sempre di qualità. Il risultato di tali ricerche, lasciamo a voi giudicarlo.


LAURA

Bimbi e bimbe di ogni età
Ecco qualcosa che vi stupirà
Su venite è proprio qui, è il paese di Halloween!”

La Spooky Season è cominciata e tutti cerchiamo una tazza calda, copertina e divano per goderci un momento libero davanti allo schermo. È anche un periodo magico per i bambini; essi hanno un loro personale forziere di titoli dal quale poter attingere (ma vi vedo e parlo anche a voi grandi). Ho citato il meraviglioso cult del periodo che per me è l’emblema stesso della stagione: Nightmare Before Christmas. Seguono Coraline e la Porta Magica, ParaNorman, Boxtrolls, La Sposa Cadavere”, e i più recenti Hotel Transylvania e La Famiglia Addams [di quest’ultimo potete trovare qui la recensione]. I lungometraggi vantano prodotti ottimi per il genere e l’animazione ha dato ampio respiro alla festività di Jack O’Lantern. Per tale motivo ho pensato di elencare per voi alcuni cartoni sì, ma cortometraggi. Per farlo mi sono affidata ai Looney Tunes e il tuffo nell’infanzia è stato immediato. Spero possa esserlo anche per voi.

I titoli degli episodi che vado a citarvi, compongono il film Bugs Bunny’s Howl-oween Special del 1978 lanciato per la tv come di essi, il contenitore. Sarà inoltre ricorrente la strega Hazel, nata come comparsa e destinata a diventare personaggio canonico dell’universo Warner Bros.

  • La Fifa fa Novanta (Scaredy Cat, 1948)
  • La Polvere Magica (Bewitched Bunny, 1954)
  • Bugs Bunny e Mr Hyde (Hyde and Hare, 1955)
  • Il Coniglio nei Guai (Broom-Stick Bunny, 1956)
  • Il Coniglio tutto fare della strega (A Witch’s Tangled Hare, 1959)
  • Esistono le Streghe (A-Haunting We Will Go, 1966)

Si sa però che se Bugs Bunny ha il suo spazio, Daffy Duck non potrà essere da meno. A lui è interamente dedicato il film tv Daffy Duck’s Quackbuster – Agenzia Acchiappafantasmi del 1988 contenente:

  • Quando la Fifa si fa Blu (The Prize Pest, 1950)
  • Lo scienziato cattivo (Water, Water Every Hare, 1950)
  • Un Posticino Tranquillo (Claws for Alarm, 1954)
  • Sul Pianeta Giove (Jumpin’ Jupiter, 1955)
  • Titti e il Dottor Jekyll (Hyde and Go Tweet, 1960)
  • L’Abominevole Coniglio delle Nevi (The Abominable Snow Rabbit, 1961)
  • Il Conte Succhiasangue (Transylvania 6-5000, 1963)
  • Il Paperesorcista (The Duxorcist, 1987)
  • La Notte del Papero Vivente (The Night of the Living Duck, 1988)

L’ultima chicca che sento di consigliare, è per veri intenditori. Dopotutto conta nel cast niente meno che Peter Lorre, grande attore degli Anni Trenta, che con il suo sguardo acquoso e sfuggente, divenne il prototipo del paranoico e del criminale. Non fa eccezione la sua inquietante caricatura animata, perfetta per il ruolo dello scienziato pazzo. Essa apparirà nel cortometraggio diretto da Robert McKimson, La Grande Idea (The Birth of Notion, 1947), e successivamente ne La Lepre che Drizza i Capelli (Hair-Raising Hare, 1948) per la regia di Chuck Jones.


MARIKA

Per questa spooky season ho scelto di spendere qualche parola su due film che spesso non ricevono le attenzioni e gli elogi che meritano. Due opere su cui vale la pena soffermarsi per la loro peculiarità e per il modo in cui spiccano all’interno del genere horror senza essere necessariamente spaventose in senso stretto. La prima in particolare si serve del genere per trasmettere un messaggio in maniera netta e precisa.

Girato in 35mm per omaggiare il cinema degli anni Sessanta, The Love Witch (2016) di Anna Biller racconta le stregonerie messe in atto da una giovane vedova, Elaine, per trovare un nuovo marito. Colori sgargianti, scenografie curate nei minimi dettagli e humour macabro danno vita ad un manifesto femminista dalle tinte dark ed erotiche. La macchina da presa è letteralmente donna ed è attraverso uno sguardo femminile che viene mostrato il maschilismo di cui spesso le donne sono vittime: l’ammaliante protagonista, per quanto desiderosa di essere amata e rispettata, non riesce a liberarsi da quella gabbia che la rende un oggetto al servizio del piacere maschile. “Sembra che il patriarcato ti abbia fatto il lavaggio del cervello” e nel momento in cui se ne rende conto, cercherà la sua vendetta. Per quanto si rifaccia ad un cinema vecchio stampo – ed è palese fin dalla scena di apertura, col chiaro omaggio ad Alfred Hitchcock – l’opera seconda di Anna Biller impressiona (e resta impressa) per l’originalità della messa in scena che agevola il forte contrasto del messaggio attuale e moderno che il film trasmette.

Opera prima di Michele Soavi, Deliria è ovviamente figlia del Suspiria (1977) di Dario Argento, ma è anche parente della versione del 2018 di Luca Guadagnino [di cui avevamo scritto qui], di The Neon Demon (2016) e di Climax (2018). In una notte uggiosa un pazzo omicida fugge da un ospedale psichiatrico e si rifugia in un teatro dove stanno avendo luogo le prove di uno spettacolo. Chiuse a chiave tutte le vie d’uscita, l’assassino si confonde fra gli attori indossando la maschera di un barbagianni e compie una strage facendo del teatro il suo set personale. Uno slasher italiano in cui realtà e finzione si mescolano dando vita ad un’opera che – per quanto possa trasmettere un senso di claustrofobia per via dell’unica ambientazione teatrale paragonabile ad un gabbia – è “libera come il volo del volatile da cui l’assassino ha preso in prestito le fattezze”. Per un approfondimento consiglio questa lettura.

Altri titoli random fra quelli che mi sono piaciuti di più che consiglio:

  • A Girl Walks Home Alone at Night (2014) dir. Ana Lily Amirpour
  • The Invisible Man (1933) dir. James Whale
  • The Invisible Man (2019) dir. Leigh Whannell e di cui abbiamo pubblicato la recensione qui
  • The VVitch (2015) dir. Robert Eggers
  • The Lighthouse (2019) dir. Robert Eggers
  • Get Out (2015) dir. Jordan Peele
  • Revenge (2016) dir. Coralie Fargeat
  • The Loved Ones (2009) dir. Sean Byrne
  • Swallow (2019) dir. Carlo Mirabella-Davis
  • Ready or Not (2019) dir.  Matt Bettinelli-Olpin & Tyler Gillett
  • In Fabric (2018) dir. Peter Strickland
  • Midsommar (2019) dir. Ari Aster
  • Rosemary’s Baby (1968) dir. Roman Polanski
  • mother! (2017) dir. Darren Aronfsky di cui abbiamo brevemente parlato qui
  • A Quite Place (2018) dir. John Krasinski
  • Eden Lake (2008) dir. James Watkins
  • The Birds (1963) dir. Alfred Hitchcock
  • The House That Jack Built (2018) dir. Lars von Trier
  • Phenomena (1985) dir. Dario Argento
  • serie tv: Twin Peaks (1990-2017) dir. David Lynch
  • serie tv: The Haunting of Hill House (2018) & The Haunting of Bly Manor (2020)

ANGELICA

Audition (1999) dir. Takashi Miike (Giappone)

Sette anni dopo aver perso la moglie, un uomo decide di organizzare un finto casting al fine di trovare l’anima gemella. Fra le varie aspiranti attrici, ad attirare la sua attenzione è Asami, una giovane dai modi composti che però nasconde un’anima sadica ed un passato controverso fatto di abusi e delitti.
Miike decide di prendersi gioco dello spettatore, offrendo quello che inizialmente sembra essere un melodramma, una storia d’amore ben incorniciata, ma è nella seconda metà del film che lo scenario si tinge di rosso. E fra aghi conficcati nei punti più dolorosi, arti tranciati che volano per il salotto e strani personaggi mutilati che bevono vomito in una ciotola imitando dei cani affamati, il consacrato imperatore nipponico di tutto ciò che è estremo Takashi Miike ci serve un horror dove il sonoro è la ciliegina sulla torta che ci farà rivoltare lo stomaco. E non provate nemmeno per un secondo a provare pietà per lo sventurato protagonista in cerca di amore, perché quando meno te lo aspetti il regista saprà sconvolgerti svelando aspetti poco chiari ma abbastanza terrificanti da farci fare marcia indietro, mettendo in dubbio ogni cosa vista fino a quel momento ed arrivando alla conclusione che in Audition non si salva nessuno (e chi lo fa, avrà più di una cicatrice addosso).

Dumplings (2004) dir. Fruit Chan (Hong-Kong)

Trattamenti di bellezza a base di bava di lumaca? Massaggi thailandesi? Operazioni di chirurgia estetica? Nel film di Fruit Chan la soluzione per avere un aspetto sempre giovanile, anche se la carta d’identità afferma ben altro, è un buon piatto di ravioli cinesi. No, non quelli di cui andiamo pazzi ordinandone innumerevoli porzioni al ristorante asiatico dietro casa. L’ingrediente segreto in questo caso è a base di feti umani. Ed ad indignarsi non sono solo i vegani questa volta!
Dumplings è la versione estesa dell’omonimo episodio che fa da apripista nel film collettivo Three… Extremes a cui hanno collaborato anche Park Chan-wook e Takashi Miike. Pur destando un certo disgusto per gli stomaci più delicati, piacque così tanto che il regista cinese decise di svilupparne la storia, approfondendo la psicologia delle due protagoniste, due donne che hanno ben chiaro cosa vogliono e non si fanno problemi a lasciarsi dietro di se una lunga scia di sangue e squallore. Ed udire il sonoro sgranocchiare fra i denti di quei ravioli non è mai stato così terrificante.

The Wailing (2016) dir. Na Hong-jin (Corea del Sud)

Ci troviamo fra le montagne di un piccolo villaggio della Sud Corea, un luogo dove la banale quotidianità viene scossa da una serie di violenti omicidi e da un’ondata di pazzia e schizofrenia che pian piano contagia come un’epidemia diversi abitanti. Il primo accusato è un giapponese solitario che vive in una baita sperduta fra i boschi, ma per quanto il film ci porti a pensare che il colpevole sia lui, il regista nell’ultima mezzora decide di mettere in dubbio ogni nostra certezza, sconvolgendoci con un turbinio di colpi di scena e rivelazioni. La morale umana è l’elemento che viene posto sotto la lente d’ingrandimento: fin dove si è disposti ad arrivare per scoprire la verità? Quanto ci si può sporcare la mani pur di salvare la propria famiglia? La violenza in questo film non è mai giustificabile, ogni azione ha la sua amara conseguenza ed a rimetterci sono sempre le persone più innocenti (od apparentemente tali).

Film:

  • Cannibal Holocaust (1980) dir. Ruggero Deodato
  • …E tu vivrai nel terrore! L’aldilà (1981) dir. Lucio Fulci
  • Zombi (1978) dir. George A. Romero
  • Alien (1979) dir. Ridley Scott
  • House (1977) dir. Nobuhiko Obayashi
  • Ring (1998) dir. Hideo Nakata
  • Two Sisters (2003) dir. Kim Jee-won
  • Suicide Circle (2001) dir. Sion Sono
  • La Cosa (1982) dir. John Carpenter
  • Videodrome (1983) dir. David Cronenberg
  • La Casa (1981) dir. Sam Raimi
  • Suspiria (1977) dir. Dario Argento
  • Antichrist (2009) dir. Lars von Trier
  • The VVitch (2015) dir. Robert Eggers
  • The Lighthouse (2019) dir. Robert Eggers
  • Get Out (2017) dir. Ordan Peele
  • Midsommar (2019) dir. Ari Aster
  • mother! (2017) dir. Darren Aronofsky
  • Raw (2016) dir. Julia Ducournau
  • Martyrs (2008) dir. Pascal Laugier

Serie TV:

  • The Terror (2018-2019)
  • Twin Peaks (1990- 2017)
  • American Horror Story: Murder House (2011)
  • American Horror Story: Asylum (2012)