Che cosa significa essere soli nel proprio dolore, quando è il momento giusto per gettare la spugna del proprio orgoglio e lascarsi abbracciare dal calore di coloro che in fondo vogliono solo aiutarci?

Questi e molti altri sono gli interrogativi che riecheggiano durante il racconto della meravigliosa storia della famiglia Bloom, portata sul grande schermo dalla regista Glendyn Ivin. Protagonista assoluta della scena è la splendida Naomi Watts, interprete della coraggiosa Sam Bloom, una campionessa paraolimpica rimasta paraplegica in seguito ad in incidente avvenuto in Thailandia. L’attrice australiana è all’ennesima prova della sua bravura, una performance attoriale di altissimo livello, che ancora una volta conferma la Watts come una delle attrici più versatili del panorama contemporaneo. Sebbene la sceneggiatura e la regia stessa non siano di particolare originalità e complessità, il film racconta con dolcezza e dignità la storia vera di una malattia, di una donna durante il viaggio dal profondo baratro dello sconforto, fino alla luce della rinascita. La chiave di svolta nella famiglia Bloom, l’elemento che cambierà le sorti della storia, sarà una gazza selvatica, rinominata Penguin, un animale che sarà capace di amare e farsi amare dai componenti di tutta la famiglia, ricreando così quel nido che oramai aveva perso.

Le storie dell’uccello Penguin e di Sam si intrecceranno, fino a creare un legame unico e straordinario, un’amicizia indelebile che segnerà i destini di entrambi. Se prima Sam rifiutava di ritornare alla vita e di affrontare il proprio dolore, con l’arrivo in casa di questo animale selvatico, ritroverà la forza di combattere i propri demoni e di accettare l’ingiusta sorte della sua malattia. L’incapacità di poter camminare di Sam sarà costantemente paragonata alla difficoltà di volare di Penguin, entrambi riusciranno a darsi forza fino a raggiungere la libertà di essere padroni della propria vita.

Quello che affascina sono le emozioni interpretate da Naomi Watts, il suo dolore dinanzi ad un corpo oramai devastato, la sua incapacità di essere madre, di essere moglie e di essere donna. Sempre al suo fianco sarà suo marito (Andrew Lincoln), il quale con il suo amore saprà dare sempre conforto alla compagna in uno dei momenti più tragici della sua vita, sapendo incassare insulti e docce fredde, rimanendo forte e fedele nel suo ruolo di capofamiglia. Come accade in tutti i film che propongono dei legami tra uomo ed animale (basti pensare ad Io e Marley, Hachiko, ecc…) anche qui è affascinante quanto questi due mondi possano intersecarsi, quanta empatia possa instaurarsi fra i due. Purtroppo però il film resta nel suo complesso un prodotto semplice e ben fatto che non spicca nell’immenso universo di proposte da cui siamo bombardati ogni giorno.

Riccardo