Perché al mondo ci sono due tipi di persone: quelle che prendono e quelle a cui viene preso. Predatori e prede. Leoni e agnelli […] ed io sono una fottuta leonessa.”

È proprio con un incisivo monologo che Marla Grayson (interpretata da un’impeccabile Rosamund Pike) apre I Care A Lot, un thriller che si mescola con la commedia, scritto e diretto da J Blakeson.
La storia vede proprio lei (Marla), una tutrice legale il quale modus operandi è quello di corrompere medici per fornire false diagnosi di demenza a pazienti anziani benestanti, con membri della famiglia quasi assenti nelle loro vite, e che sotto mandato del tribunale decide di “prenderli sotto la sua cura”. Così facendo diventa loro tutore, e in qualità di esso li imprigiona in un centro per anziani – dove direttore e infermieri li accolgono sfoggiando falsi sorrisi serviti con cocktail di farmaci tranquillanti – e senza che siano consentiti visitatori.

Allo stesso tempo Marla gli sottrae i risparmi e vende i loro beni per pagargli la permanenza nella casa di riposo, dalla quale possiede molteplici azioni. A farle da braccio destro in questo metodo ben architettato troviamo anche la sua socia e compagna Fran (Eiza González). Tutto risulta andare per il meglio, fino a quando un giorno Marla viene a sapere dalla dott.ssa Amos (Alicia Witt) che potrebbe esserci a sua disposizione una “ciliegia” (termine utilizzato per definire pensionati più che benestanti e privi di famigliari o eredi): la signora Jennifer Peterson (Dianne Wiest).

La spietata tutrice però non è conoscenza del fatto che l’anziana ha legami con un mafioso russo senza scrupoli: Roman Lunyov (interpretato da Peter Dinklage), e questo ostacolerà di non poco il suo piano. Quando Marla si presenta alla porta di Jennifer, armata del suo gentile e comprensivo sorriso e con l’ordine del tribunale in mano, la signora (che ovviamente è nel pieno delle proprie azioni) è incredula e contraria a tale obbligo, ma nel momento in cui la Grayson le mostra che qualora lei decidesse di non collaborare dei poliziotti che stazionano fuori dalla sua abitazione sono pronti ad intervenire, allora nell’anziana inizia un processo di collaborazione, il quale la condurrà alla famosa casa di cura. Lì viene privata del proprio cellulare, e se ne richiede l’uso o si arrabbia perché afferma di non aver bisogno di assistenza viene vista come una persona che oltre alla demenza rischia di diventare un soggetto pericoloso per coloro che la circondano.

Guardando questa sequenza è chiaro sin da subito da che parte stiamo. Nutriamo molta simpatia per la signora Peterson, intrappolata in una società controllata da burocrazie mediche e legali, e immaginando che ciò possa accadere ad un nostro parente, se non a noi stessi in futuro, proviamo un’irrefrenabile rabbia nei confronti di Marla. Eppure, con l’arrivo di Roman Lunyov, ci rendiamo conto che per le due ore successive Marla tiene testa in modo tenace alla sua preda (predatore contro predatore), indipendentemente dalle ripetute minacce e rapimenti che la coinvolgono in prima persona. A quel punto nei suoi confronti non proviamo più solo antipatia, ma anche ammirazione. Diventa sia la cattiva che l’eroina dalla quale non riusciamo a staccare gli occhi di dosso.

Non possiamo fare a meno che ammirare la sua determinazione e fiducia in se stessa, entrambe le vere padrone del film. Blakeson e Pike hanno compiuto un lavoro formidabile con Marla. Blakeson è riuscito a scritturare un personaggio sociopatico, privo di compassione e da una spaventosa astuzia. La Pike lo ha portarlo in vita in maniera efficiente (conquistando una nomination ai 78esimi Golden Globe Awards), e a tratti ricordandoci la subdola Amy Dunne di Gone Girl: illumina lo schermo con il suo sguardo letale e fa gelare il sangue con i suoi sorrisi glaciali. Il tutto accompagnato da abiti impeccabili e un taglio di capelli che indossa orgogliosamente come un elmetto di guerra.

I Care A Lot è in sostanza un film ben fatto che, scena dopo scena, ti coinvolge senza darti un attimo di tregua e ti porta ad essere sempre più curioso su che direzione possa prendere, sperando in una conclusione del tutto delirante (come Marla del resto), ma che in sostanza non ci regala un finale sorprendente, sgonfiando le premesse che si avevano avuto per buona parte del film.

Disponibile su Amazon Prime Video dal 19 Febbraio.

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