Mentre l’Academy si premura di mandare e-mail irrispettose a registe di profonda sensibilità artistica come Eliza Hittman, screditando lavori come il suo Never Rarely Sometimes Always – al Festival del Cinema di Venezia 78 si premia a Miglior Film con il Leone d’Oro, L’événement della regista Audrey Diwan. Verrà distribuito in Italia con il titolo “La Scelta di Anne” e, nonostante il cambiamento rispetto l’originale sia considerevole, ne coglie molto bene la sintesi. Tratto dal libro “L’Evento” – dalla penna di Annie Ernaux – la sceneggiatura viene suddivisa in capitoli seguendo lo scorrere lento delle prime dodici settimane di gravidanza, quelle fattibili per interromperla. Annie Ernaux, anche vincitrice del Premio Strega Europeo nel 2016, è autrice prolifica e ha spesso tratto dalla sua vita le idee per scrivere i propri libri. L’événement non fa eccezione: il tema tanto urgente quanto delicato, nasce proprio dalla sua personale esperienza.

Siamo nella Francia del 1963, l’aborto è ancora illegale. Anne (una Anamaria Vartolomei dal talento incredibile e cristallino) è una studentessa di lettere ed eccelle in acume e applicazione agli studi. Motivata a passare gli esami, vuole intraprendere una strada che possa offrirle una nuova libertà, ben diversa dal lavoro provinciale a cui i genitori sono dediti. L’evento creerà la battuta d’arresto indesiderata: di quella che chiamerà la malattia che colpisce solo le donne e le rende casalinghe a vita, e che vorrà con risolutezza debellare. Seguire Anne è seguire il suo corpo come didascalia di un dolore che va annidandosi in lei, quanto in noi. Si traccia la narrazione complessa di un meccanismo per cui l’ostacolo non è il vero problema, ma lo diventa l’approccio ad esso e tutto ciò che ne consegue. Così le poche certezze relazionali della ragazza vacilleranno, una per una: le amiche diventeranno estranee abbandonandola, celando il terrore (interiorizzato) di passarsi lo stigma come fosse una malattia; i ragazzi penseranno di approfittarsene, dopotutto il danno è già fatto; i genitori resteranno ignari in ciò che non avrebbero potuto capire e gli insegnati, nel loro limite, accuseranno, per il mancato studio, la poca voglia d’impegnarsi. L’effetto domino va protraendosi, ed è ciò che accade quando le donne vengono dimenticate (Anne dovrà affrontare tutto da sola, mi preme ribadire quest’angosciante consapevolezza).

È il risultato di un enorme fallimento socio-culturale, che ancora non siamo riusciti a sgominare e continua a fare danni. Non per un solo istante, ci viene chiesto di domandarsi perché Anne voglia abortire e perché no, magari evitarlo, ma semmai chiedersi perché venga privata di questo diritto, e perché nel farlo, la si costringa alla vergogna, alla solitudine, a vere e proprie sevizie corporali. In questo la regia non scade mai nell’eccessivo sentimentalismo, né si glorifica del dolore, mentale e fisico a cui Anne dovrà far fronte. In vero il punto di vista è talmente asciutto, da mostrare il giusto ma con estremo realismo – perché è ora di sentirlo su noi stessi, cosa si prova, e smetterla di porsi dubbi e giudizi. Con questo film ci si chiederà, dall’inizio alla fine, perché ancora si sindacalizzi sul corpo delle donne, su scelte che competono solo loro stesse.

Se c’è qualcosa che ho imparato in questi anni guardando film senza precludermi generi e storie, è quanto il cinema sia adatto ad aprire le menti, a farci crescere, a renderci più empatici e così facendo anche più emotivamente informati. Eliza Hittman, Audrey Diwan (e tramite quest’ultima, Annie Ernaux) fanno parte del mosaico di voci a cui la settima arte offre spazio. Sono voci importanti che hanno aspettato tanto per essere ascoltate e chissà quante ancora sono in attesa che noi, il pubblico, prestiamo loro orecchio.
L’événement è un traguardo fondamentale e sono grata e orgogliosa che sia stata Venezia 78 a offrirgli il riconoscimento che merita, a renderlo il nostro evento.
Laura