But I’m a creep
I’m a weirdo
What the hell am I doin’ here?
I don’t belong here”
Creep (Radiohead)

Il 28 ottobre arriverà in tutte le sale italiane Freaks Out, la nuova gemma di Gabriele Mainetti presentata in anteprima alla 78esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia l’8 settembre. Ardua la sfida di catalogare Freaks Out sotto un unico genere cinematografico poiché è un vero e proprio mix di stili che abbraccia i war movies ed i cinecomic, attingendo dalla pop colture alle graphic novel.

Il film narra il dramma dell’occupazione tedesca nel 1943 in una Roma messa in ginocchio dall’Operazione Alarico, drastico piano elaborato dalla Wehrmacht della Germania nazista mirato ad appropriarsi del territorio del Regno d’Italia.

A smorzare la crudeltà di questa realtà vi è un gruppo di freaks dell’itinerante Circo Mezza Piotta gestito dall’ebreo Israel (Giorgio Tirabassi) che porta in giro allegria e un quantitativo non indifferente di stranezze. Tra i “fenomeni da baraccone” vi sono quattro soggetti dotati di poteri paranormali: la giovanissima Matilde (Aurora Giovanazzo) capace di controllare la luce, Fulvio (Claudio Santamaria) burbero uomo dalla forza incredibile e la pelle interamente coperta di un folto manto di pelo, Mario (Giancarlo Martini) nano dai poteri magnetici ed infine Cencio (Pietro Castellito) in grado di controllare gli insetti (tranne le api di cui è spaventato a morte). Dopo che il capo del gruppo di sbandati Israel viene catturato dai soldati nazisti per essere deportato, i nostri cari ed amati freaks si dividono: i tre uomini andranno alla ricerca del famoso Zirkus Berlin perché convinti di non essere niente senza il circo, mentre Matilde si metterà sulle tracce di Israel, imbattendosi in un gruppo di partigiani.

A loro insaputa a tessere una fitta ragnatela di inganni e sangue vi è Franz (Franz Rogowski), musicista tedesco dotato di poteri profetici e telepatici che, avendo previsto attraverso le sue visioni la sconfitta della Germania e la morte di Hitler, decide di mettere insieme una squadra di talenti paranormali per tentare il tutto e per tutto e vincere la guerra.

In qualche modo questo film vuole essere una sorta di coming-of-age del personaggio di Matilde, la più provata dai suoi poteri in quanto li definisce più come una maledizione che un vero e proprio talento. Non può toccare nessuno, deve sempre indossare i guanti altrimenti rischia di fulminare chiunque la sfiori. Ed è forse per questo che, non potendo avere alcun contatto fisico, lei tenga molto ai legami creati coi suoi compagni d’avventura, la sua famiglia che tenta con tutte le sue forze di mantenere unita. E sarà proprio questo amore per il genere umano a renderla l’eroina che porterà la luce nel grigiore lasciato dalla guerra.

Ma gli altri artisti di strada si fanno facilmente abbindolare dallo sfarzo del circo concorrente e la possibilità di divenire della celebrità in quel mondo fatto di tendoni variopinti e bellezze esotiche. O probabilmente è il semplice desiderio di far parte di qualcosa ad attrarre i tre spericolati, perché in Freaks Out non manca il delicato tema del razzismo e della paura per il diverso, vissuto in particolar modo dal personaggio di Fulvio che, a differenza degli altri suoi amici, non può in alcun modo celare la sua natura da “mostro” a causa del suo aspetto esteriore.

Freaks Out lega la favola alla memoria storica, omaggiando grandi nomi come Quentin Tarantino e Tim Burton. È chiarissima l’intenzione di Mainetti di staccarsi dalla tradizione del cinema italiano, presentandoci prima un successo come Lo Chiamavano Jeeg Robot ed ora questa nuova opera che, nonostante qualche pecca a livello di ritmo (d’altronde il minutaggio non è indifferente) è in grado di farci vivere lo stupore e la grandiosità delle immagini dei cinecomic targati Marvel e DC, giocando nuovamente con la figura del supereroe.

C’è l’idea di riscrivere la storia come in Bastardi Senza Gloria di QT, le prodezze tecniche e sceniche degli X-Men, i rimandi a Roma Città Aperta di Roberto Rossellini e tutta quella magia un po’ grottesca ed un po’ fiabesca dell’universo burtoniano.

Freaks Out è il racconto di un gruppo di sognatori, di ribelli, di deformità che cercano in un mondo devastato ed impazzito una sorta di normalità. È un viaggio nell’orrore generato dall’uomo, nella sua fragilità e in un’Italia segnata profondamente dalla seconda guerra mondiale. E forse, soprattutto di questi tempi, ci vuole una bella dose di sorrisi e risate per contrastare l’amara realtà del dramma quotidiano.

Dunque lasciatevi cullare dalle meraviglie e dallo sfarzo delle immagini, dalle musiche travolgenti (ma quanto è bella Creep dei Radiohead suonata al pianoforte?), dall’entusiasmo creativo un di regista che vuole regalare al suo pubblico due ore e venti minuti di puro spettacolo e fantasia.

Angelica