ORIZZONTI

LES PROMESSES

Les Promesses, film di apertura nella sezione Orizzonti a Venezia 78, vede Isabelle Huppert nei panni di Clémence, un’intraprendente sindaca di una periferia parigina afflitta da una persistente crisi, dovuta ad un alto tasso di disoccupazione e di proprietari di baracche abusive che approfittano di coloro che risiedono in esse, nonostante gli scarsi servizi sociali. Al primo posto vi è Les Bernardins, un complesso residenziale che richiede un urgente bisogno di ristrutturazione.
Clémence – una donna rigorosa e decisa che ha a cuore le persone e il loro benessere, che si presta sempre ad aiutare i cittadini in cerca di aiuto e a far sì che la sua parola venga mantenuta – è sul punto di completare il suo ultimo mandato da sindaca, tuttavia quando le viene offerta una carica superiore, la sua ambizione prende il sopravvento sull’impegno e le promesse fatte ai suoi cittadini.
Nonostante il film unisca due mondi: politico e cinematografico, i quali hanno entrambi bisogno del supporto del destinatario, e vanti un punto di forza come la Huppert, il regista (Thomas Kruithof) non è in grado di mantenere viva l’attenzione dello spettatore, con una narrazione che – un po’ come Les Bernardins – fa acqua da tutte le parti.
India


TRUE THINGS

Quali sono le cose vere che l’amore può offrire? Come si può uscire dalla mediocrità sentimentale sentendosi amate e ricambiate in eguale misura? Sono solo alcune delle domande che True Things vuole sondare. Il film, per la rassegna Orizzonti – scritto a quattro mani da Molly Davis e Harry Wootliff, quest’ultimo anche regista – tratta la storia di Kate (Ruth Wilson), donna che vive un’esistenza ordinaria con poche certezze e poche felicità personali. L’incontro con Tom Burke nei panni di un misterioso e scostante uomo, all’apparenza interessato ma dagli atteggiamenti nocivi, svilupperà l’intreccio del film. Ben presto sarà chiaro che la stabilità di un rapporto romantico sano, non è contemplata nei suoi modi di fare. Nel vortice autodistruttivo che lo caratterizza, regole egoiste e squilibri emotivi irretiranno Kate portandola verso il baratro personale. C’è del fallimento che sentiamo sottopelle come se fosse nostro; l’incapacità di uscire fuori dalla mediocrità i cui confini siamo noi a definire, diventa un peso che persiste per tutto il film. Sensazioni così serrate si fanno fragili e sono pronte a scoppiare da un momento all’altro. Questo precario equilibrio, non sarebbe stato possibile senza la bravura di Ruth Wilson, ma non basta per definire un film che crea un mesto dramma fine a sé stesso senza una risoluzione finale. Viene da chiedersi quale sia il messaggio veicolato che volevano darci, ma se non altro, quel “Torno presto” di Kate sa di liberazione e ci alziamo dalla poltrona del cinema con un sospiro di sollievo.
Laura


IL PARADISO DEL PAVONE

Il terzo lungometraggio di Laura Bispuri presentato nella sezione Orizzonti è Il Paradiso del Pavone, film in cui le infelicità familiari sono le vere protagoniste. Un compleanno consumato fra le mura di un appartamento genera non poche tensioni, svelando bugie, timori e orrori. I commensali non possono sottrarsi dal farsi un esame di coscienza, ma questo solo dopo aver puntato il dito contro chiunque gli si pari attorno, mostrando il lato peggiore di sé. I dialoghi appesantiscono la narrazione del film che risulta stucchevole e pretenzioso dopo solo mezz’ora di visione. Un gran peccato per questa regista che con la sua opera prima Vergine Giurata aveva posizionato l’asticella molto in alto ma che questa volta non ha saputo concretizzare le aspettative del pubblico.
Angelica



GIORNATE DEGLI AUTORI

MADELEINE COLLINS

Judith (Virginie Efira) conduce una doppia vita, in una ha un compagno e una figlia, nell’altra un marito e due figli. Col passare del tempo resterà incastrata nella tela di menzogne che lei stessa ha costruito e le sue vite si sgretolano. La descrizione “thriller hitchcockiano” attribuita all’opera di Antoine Barraud fa sicuramente gola, peccato che funzioni solo su carta. Inizialmente intrigante, si fa via via meno interessante più ci si avvicina alla rivelazione del mistero. Più ci si addentra nella storia, più l’attenzione dello spettatore va scemando. Purtroppo la voglia di scoprire cosa si cela dietro la scelta di condurre due vite e l’interpretazione di Virginie Efira non sono sufficienti per reggere il film. La donna visse due volte, Hitchcock solo una.
Marika


LOVELY BOY

Avevamo fra le mani un film con un potenziale enorme. Presentato nella sezione parallela de Le Giornate degli Autori, il secondo lungometraggio di Francesco Lettieri racconta l’ascesa, il declino e la redenzione di un trapper romano interpretato da uno splendido Andrea Carpenzano. Scenari da videoclip, costellati da primi piani e dirette Instagram – perfettamente al passo coi tempi – si alternano alle distese montagnose e calme delle Dolomiti, luogo in cui Nic sta seguendo un percorso di riabilitazione. Lovely Boy – il film, non il personaggio – cade come tanti nella trappola della droga: se la dipendenza non fosse stata centrale, se il focus fosse stato l’inesplorato ed intrigante universo della trap, avremmo potuto davvero avere un’opera unica. Bello, ma non balla.
Marika