Con Ghostbusters: Afterlife, film di apertura di Alice nella Città (sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma), Jason Reitman prende il controllo del franchise del padre (Ivan Reitman) senza macchiarne l’eredità, al contrario: cerca di mettere in piedi la sua versione di una storia che lo circonda sin da quando era bambino.

Jason stesso, prima della proiezione, ha inviato un video messaggio nel quale afferma che questo nuovo Ghostbusters è un film realizzato da una famiglia che parla di una famiglia (“a movie made by a family and about a family”).

La storia si concentra su Callie (Carrie Coon) e sui suoi due figli: il quindicenne Trevor (Finn Wolfhard) e la dodicenne Phoebe (Mckenna Grace), e su una vecchia casa pericolante ai margini di una città sonnolenta (Summerville) che Callie eredita da suo padre oramai defunto, il quale l’ha abbandonata quando era bambina proprio per andare a vivere in quella misteriosa fattoria.
La famiglia non essendo su basi stabili non ha altra scelta che trasferirsi lì e molto presto Phoebe, con i suoi occhiali da vista, il suo amore per la scienza, l’animo introverso ma per niente pauroso e con la tendenza ad essere affascinata da tutto ciò che non conosce, scopre la vera identità di suo nonno (nonché uno degli storici Acchiappafantasmi), imbattendosi in strane apparecchiature e vecchie uniformi (ben conosciute da tutti i fans della serie cinematografica), e in una minaccia soprannaturale potrebbe distruggere il mondo.

Mentre la trama si svolge, riuscendo a far divertire il pubblico prima ancora che appaiano i fantasmi, vi sono dei ritorni al passato che seppur emozionanti restano secondari alla storia dei nuovi personaggi.

Personaggi straordinari, interpretati in altrettanto modo!
Finn Wolfhard che, con Trevor, il classico ragazzo nel pieno dell’adolescenza che vorrebbe passare velocemente ai 18 anni, dà l’energia giusta al ruolo arrogante ma al tempo stesso premuroso del fratello maggiore.
Logan Kim nei panni di Podcast, compagno di classe di Phoebe che documenta tutto e con il quale la ragazzina instaura una tenera amicizia basata sulla reciproca stranezza.
Paul Rudd nei panni di Gary: insegnante della scuola locale. Un ruolo esilarante ma ben interpretato, con il quale le risate non mancheranno.
Ci sono molti altri volti nuovi e alcuni – come scritto in precedenza – che ritornano dal passato, ma il vero cuore del cast qui è l’autenticità di Mckenna Grace, che con la sua Phoebe usa alcune sfumature della performance che ci ricorderà il nonno (non vi rovinerò questa storia con degli spoiler, manterrò il segreto – come ci ha incoraggiato a fare Jason Reitman – affinché possiate goderne a pieno la visione), inserendo però una sua vena ribelle.

Ghostbusters: Legacy, così il titolo in Italiano, che per una volta apprezzo di più rispetto a quello originale, è appunto una storia che, non solo sul grande schermo ma anche dietro la macchina da presa, parla di eredità: un passaggio dalla vecchia alla nuova generazione.

Questa serie racconterà sempre, in chiave comica, le storie dei cacciatori di fantasmi, come ha anche mostrato il divertente riavvio del 2016 che vedeva un nuovo team tutto al femminile, ma in quest’ultima pellicola non viene presentato solo il classico fantasma da “acchiappare”, bensì anche quello che ci fa piangere perché ne sentiamo la mancanza.
È un film che lungo la strada parla di perdono e da un senso di nostalgia; anche attraverso Summerville, il cui ritrovo principale della città è un ristorante drive-in e nella scuola locale si usano ancora le VHS.
Un luogo lontano dalla tecnologia moderna che riporta i più adulti alla sensazione di guardare il film con occhi da bambini, e al tempo stesso di creare qualcosa di più contemporaneo per il nuovo pubblico.

Preparatevi ad innamoravi dei nuovi Acchiappafantasmi!

E tu chi chiamerai per andare a vedere Ghostbusters: Legacy?
In uscita nelle sale italiane dal 18 novembre.

PS: mi raccomando, assicuratevi di rimanere in sala per ENTRAMBE le scene post-credits.

India