To visit planet Earth, you’ll have to be born as a human child.

At first, you will have to learn to learn to use your new body, to move your arms and legs. You will learn to walk, and run, to use your hands, to make sounds, and form words. There will be so much for you to learn, and so much for you to feel: sadness, joy, disappointment, and wonder. You will grow up, travel, and work. Over the years, you will try to make sense of that happy, sad, full,always-shifting life you’re in. And when the time comes to return to your star, it may be hard to say goodbye to that strangely beautiful world.

Johnny: Damn this book.

Jesse: You’re crying.

Johnny: No, I’m not.

Jesse: Yes, you are. You’re definitely cr- see, you’re crying.

Un breve ma autentico racconto narrato da Joaquin Phoenix, più qualche piccolo scambio di battuta tra lui e il suo giovane compagno d’avventura Woody Norman, formano il trailer di C’mon C’mon, film scritto e diretto da Mike Mills. Il promo però è solo un piccolo assaggio di quello che ammirerete in questo bianco e nero che si focalizza sulla famiglia e sui legami umani.

Presente nel programma della 16° edizione della Festa del Cinema di Roma, il film arriva sulla scia di alcune pellicole personali che Mills ha scritto e diretto, come “Le donne della mia vita” (20th Century Women) che vede la sua relazione con la madre e “Beginners” che riprende quella con il padre.
Anche in questa nuova storia tratta di genitorialità, ma adesso si trova dall’altra parte dell’equazione.
Qui vede presente Johnny (Joaquin Phoenix), un giornalista radiofonico di mezza età, single e senza figli che dedica tutta la sua attenzione al suo lavoro: viaggiare per il paese intervistando bambini e chiedendo loro cosa pensano della propria vita e dove sia diretto il mondo (“When you think about the future, how do you imagine it will be?”).

Johnny, che crede fortemente che gli adulti possano imparare una o due cose dal modo in cui i giovani vedono le cose, si trova improvvisamente a coprire il ruolo di genitore e a convivere con uno di loro. Sua sorella Viv (Gaby Hoffmann) infatti, che vorrebbe avere quella stessa liberà, ma la genitorialità le pone degli obblighi significativi, è costretta a doversi occupare di suo marito (infermo mentalmente) sull’orlo di un altro crollo. Di conseguenza Johnny, senza aspettare che Viv glielo chieda, si offre volontario per prendersi cura di suo nipote Jesse (Woody Norman), un bambino di 9 anni dotato di una fantasia vivida, iperattivo e ingestibile (tutte caratteristiche non facili da controllare, soprattutto per un Johnny introverso e non incline alla chiacchera e al gioco), ma al tempo stesso estremamente intelligente e maturo per la sua età (“è una persona piccola, sii onesto con lui” consiglia Viv al fratello in una delle loro telefonate, ammettendo che persino lei alcune volte è frustrata da ciò che ha creato con il suo metodo di insegnamento), e soprattutto in cerca di una figura paterna che sostituisca quella assente del padre.

Nonostante il rapporto tra Johnny & Jesse sia fatto di alti e bassi, i due andando avanti si aiutano reciprocamente, riuscendo a scoprirsi e a completarsi.

Jesse capirà che cosa si prova ad avere un padre, ad avere rassicurazioni e sostegni che gli erano mancati. E, al tempo stesso, Johnny scoprirà il piacere di essere padre, ma anche le difficoltà e responsabilità che arrivano quando si diventa genitore (un esempio sono i brevi momenti in cui Johnny deve cercare Jesse perché disperso tra la folla, o nascosto fra gli scaffali).

Di notevole importanza sono le scene in cui quest’ultimo abbandona per qualche breve istante il ruolo genitoriale e condivide le proprie emozioni e i propri dubbi con sé stesso tramite delle auto-interviste, oppure confidandosi con la sorella attraverso messaggi/chiamate.

Un gesto che sebbene di tanto in tanto possa strappare qualche risata, riesce a trasmettere in modo chiaro quanto l’uomo sia ancora insicuro di quello che sta facendo con il nipote.

Da qui ne deriva il messaggio principale del film: non si è mai pronti ad essere genitori.

C’mon C’mon però non racconta solo di una tenera avventura genitore-figlio. Sempre attraverso il rapporto di Johnny e Jesse,

Mills affronta due valori profondamente significativi: la sensibilità e il rapporto umano.

Ciò avviene sia mediante l’uso del bianco e nero, che da un tocco nostalgico e poetico, suggerendoci di concentrarci sui personaggi e le loro emozioni, le quali grazie a questo filtro riescono a risaltare e ad essere ancora più toccanti, sia mediante la sceneggiatura che, con scelte ingegnose, fresche e spesso ironiche realizza dei personaggi credibili.

A completare la storia in modo clamoroso vi sono le interpretazioni di Phoenix e Norman. Joaquin ci offre la sua interpretazione più dolce di sempre. Sceglie di accantonare quello straordinario talento che risiede in lui che metterebbe in secondo piano chiunque reciti al suo fianco, e di gestirlo in modo equilibrato, condividendolo con un altrettanto comprimario, Woody Norman. Quest’ultimo da un’interpretazione così naturale che non sembra mai recitare.

Entrambi portano sul grande schermo due strepitose interpretazioni, dove nessuno oltrepassa l’altro e dove il pubblico riesce a provare in modo genuino tutte le loro emozioni.

E’ un film che parla con il cuore e arriva dritto al cuore, ricordandoci che un momento che diamo per scontato non lo rivivremo mai una seconda volta. Di assaporare ogni istante, specialmente se vissuto con la persona giusta.

C’mon C’mon arriverà nei nostri cinema nel 2022.

Mi raccomando non perdetelo, perché “quando arriverà il momento di uscire dalla sala, potrebbe essere difficile dire addio a quella storia brillante che ci trasmette tanti valori.”

India