
Benvenuti nella vita di Guy (Ryan Reynolds), un ragazzo dal sorriso perennemente stampato in faccia che ogni mattina si alza, saluta il suo pesciolino rosso, indossa una camicia azzurra, fa colazione e si reca a lavoro in banca accompagnato dal suo migliore amico. È ottimista, solare, un concentrato di allegria nonostante ogni giorno abbia a che fare con rapine a mano armata, risse per la strada e cazzotti in faccia. Ma hey, non siate sorpresi: stiamo parlando di Free City, il videogioco oper world più in voga del momento dove chiunque può creare il proprio avatar, vestirlo della skin più stravagante e commettere qualsiasi crimine per salire di livello. E sì, il nostro caro Guy è un PNG, un personaggio non giocante intrappolato in un loop eterno fatto di giornate tutte uguali in cui il libero arbitrio non esiste.

Ma un giorno qualcosa cambia: Guy incontra un eroe (vengono chiamati così i personaggi giocanti che si distinguono dagli altri per avere degli occhiali sul viso), una ragazza sagace dal nickname Molotov Girl, la cui vera identità è quella della programmatrice informatica Millie (Jodie Comer) intenta a scovare all’interno del videogioco le prove secondo le quali Free City è un prodotto rubato.
Guy, sognatore per eccellenza, vede in Molotov Girl un’opportunità per una vita diversa ed inizia a desiderare qualcosa di più. E così di punto in bianco ruba un paio di occhiali ad un personaggio giocante e scopre il vero mondo virtuale della sua tanto amata città, fatta di missioni, luoghi segreti, bonus e livelli di gioco.

Guy diventa così una vera e propria intelligenza artificiale capace di deviare dalla sua strada prestabilita all’interno di Free City e di scegliere per sé.
Millie, che inizialmente non realizza la vera natura di Guy, si servirà di lui per la sua personalissima crociata grazie anche all’aiuto di Keys (Joe Keery), ex compagno di lavoro col quale ha creato la primissima versione di Free City, il cui codice è stato illegalmente estrapolato ed usato da Antoine (Taika Waititi), perfido ed eccentrico direttore della nuova versione del videogioco.

Questa è la trama di Free Guy, film di Shawn Levy arrivato in sala quest’estate, un validissimo prodotto d’intrattenimento che però punta a regalarci qualcosa di più profondo. Perché sì, per quanto non manchino humor e scene d’azione rocambolesche e si respiri un’aria simile a quella di The LEGO Movie, Tron e Ready Player One, il film vuole far riflettere sull’utilizzo e la fruizione dei videogiochi nella nostra quotidianità. Coloro che sono familiari con gli ambienti videoludici sapranno bene quanto alcuni di questi siano covi di giocatori che scatenano la propria frustrazione usufruendo di un linguaggio spesso offensivo, razzista, xenofobo. Da giocatrice io stessa, non ho mai compreso il motivo di tutto ciò. Per me un videogioco è un modo per estraniarmi dalla realtà, non per riversare odio e violenza contro altri utenti perché per quanto ognuno di noi vesta i panni di un personaggio all’interno di quell’universo fittizio, siamo tutte persone dotate di sensibilità e coscienza.

A porci delle domande sul come ci trasformiamo una volta entrati nel meccanismo del gioco è proprio Guy, un personaggio programmato in origine per essere buono, vittima di pestaggi ed offese, che una volta appropriatosi di una sorta di umanità propria sceglie di percorrere la via della giustizia, dimostrando che si può salire di livello anche facendo del bene. Guy non picchia, non ruba, non investe i passanti per la strada, non uccide, e ciò lo porta a diventare una vera e propria icona all’interno di Free City e tutto il mondo lo osserverà attentamente tifando per lui e cercando di scoprire la sua vera identità. Tutti grideranno al nome di Camiciola Guy e grazie al passaparola degli streamer su Twitch, ogni giocatore sceglierà di seguire le orme di Guy, non appellandosi più alla violenza per divertirsi.

Ciò che risulta essere ancor più interessante è la reazione dei cittadini di Free City a tanta violenza. Per loro è un fattore assolutamente normale, ordinario, come se essere rapinati nel proprio luogo di lavoro e finire lanciati in mezzo ad una strada sia qualcosa del tutto naturale. Ed è proprio la presa di coscienza di Guy ad esser vista come qualcosa di abnormale per i PNG ed un’anomalia per i programmatori del videogioco. Guy diventa così una minaccia per l’equilibrio di Free City perché se altri come lui prendessero il controllo della propria vita, che direzione prenderebbe il gioco? Ma soprattutto che senso avrebbe un universo fatto di violenza senza proprio quest’ultima? Ci si sente molto potenti su internet grazie all’anonimato, si pensa di poter dire e fare ciò che si vuole senza incorrere ad alcuna conseguenza e così anche nei videogiochi. In Free City tutto è ammesso ma è davvero possibile disconnettere la propria persona dalla realtà una volta messo piede in uno ambiente simulato?

Oltre all’esamina più filosofica ed intima del film, il regista ci regala un mix di citazioni, alcune più dirette di altre, su fumetti, film, videogiochi sfidandoci a trovare i vari easter egg. Si passa dalle note di Wrecking Ball di Miley Cyrus alla spada laser di Luke Skywalker fino allo scudo di Captain America (con tanto di cameo di Chris Evans) ed ogni tanto qua e là appaiono locandine di Deadpool ed Avengers: Endgame.

E non dimentichiamoci la battuta in riferimento al mondo di Star Wars pronunciata da Taika Waititi, regista che sta attualmente lavorando alla sceneggiatura del prossimo film della saga di Guerre Stellari.

Ottime le interpretazioni di tutto il cast su cui indubbiamente spiccano Ryan Reynolds, che ha dato vita ad un personaggio a cui è impossibile non affezionarsi, e Jodie Comer, sarcastica fino all’osso e capace di esprimersi al meglio servendosi anche solo della mimica facciale.
Free Guy è spasso, spettacolo, citazionismo ma anche una lente d’ingrandimento sul peggio ed il meglio della nostra società, una riflessione sull’identità del giocatore medio e su come sia possibile divertirsi senza incorrere alla violenza (verbale e non). È un film che mette d’accordo un po’ tutti, sia chi cerca due ore di puro intrattenimento, sia chi desidera quel twist in più dalla trama.

E comunque il gelato al gusto bubblegum piace anche a me!
Angelica