“Da un grande potere, derivano grandi responsabilità.”
Questa una se non La frase più importante dell’Universo Marvel che ci ha sempre raccontato ed insegnato dell’Uomo Ragno: un ragazzo all’apparenza normale, ma con dei superpoteri e delle super responsabilità, che cerca sempre di fare ciò che è giusto, anche andando contro la propria felicità. Il Peter Parker di Tobey Maguire direbbe: “È il mio talento, e la mia maledizione. Chi sono io? Sono Spider-Man!”
Ed è così che oggi vi parlerò di Spider-Man: No Way Home, ventisettesimo film della Marvel che vede ritornare sul grande schermo il Peter Parker di Tom Holland.
Due piccole premesse prima di iniziare: non troverete spoiler in questa recensione. Intorno a questo film si sono create delle aspettative mai viste prima d’ora, per quello che si spera di vedere e per quello che si spera non accadrà.
A mio parere è uno dei capitoli Marvel più soddisfacente degli ultimi tempi (era da Endgame che non provavo così tante emozioni incontenibili), perché omaggia quello che è stato e quello che è Peter Parker/Spider-Man, e perciò non merita di essere rovinato con degli spoiler;
Per quanto riguarda la seconda premessa, le parole che verranno a seguire sono scritte da una ragazza che è cresciuta con i fumetti e i film dell’Uomo Ragno.
L’amichevole Spider-Man di quartiere (insieme ai due Capitani: America e Marvel) è sempre stato il mio supereroe preferito.
Forse è perché in ognuno di noi risiede un lato un po’ sfigato alla Peter e un lato simpatico e amato alla Spidey, ma la storia di questo personaggio per me, come per tanti altri, ha sempre rappresentato molto.
Con questo non voglio dire che non sarò obiettiva, ma da parte mia troverete solo elogi in merito all’ultimo capolavoro targato Marvel Cinematic Universe.

No Way Home è la conclusione perfetta di una trilogia che ha visto Peter crescere, sia come uomo che come eroe. Qui lo vediamo lasciare il liceo e per la prima volta entrare nel mondo degli adulti, affrontando – più o meno da solo – una minaccia cinque volte più grande di lui. Scrivo ‘più o meno’ perché la marcia in più che ha questo Spider-Man, rispetto ai due che lo hanno preceduto, è quella di avere affianco a sé due amici (l’MJ di Zendaya e il Ned di Jacob Batalon) che sebbene non abbiano alcun potere, hanno coraggio da vendere e un’immensa fedeltà verso il nostro Parker.
Inoltre, ritroviamo anche un Avenger che oramai conosciamo bene. Sto parlando di Doctor Strange (Benedict Cumberbatch), che però, come ha confermato Tom Holland durante la conferenza stampa, non prenderà il ruolo di mentore stile Tony Stark.


La vita di Peter è stata stravolta da Mysterio (minaccia che ha sconfitto alla fine di “Far From Home”), il quale è riuscito a smascherare l’identità di Spider-Man. Così nel disperato tentativo di proteggere la sua famiglia e i suoi amici, Parker fa appello a Strange per lanciare un incantesimo che farà dimenticare a tutti la sua identità. Ma ciò non va come previsto, e un errore porta invece tutti coloro che hanno mai saputo dell’esistenza di Peter Parker/Spider-Man fuori dalla loro dimensione e nella sua. Con essi arrivano naturalmente tutti i cattivi degli altri universi, pronti ad affrontare l’Uomo Ragno, anche se confusi perché non riconoscono questo Peter Parker.
E così, davanti a tale pericolo che minaccia l’intero multiverso (un concetto di cui sappiamo spaventosamente poco – Dr. Strange), il nostro supereroe del Queens si ritroverà a prendere per la prima volta delle decisioni che – come dice il titolo stesso del film – non lo porteranno più sulla strada di casa, cambiando per sempre la sua vita.

Tra una ragnatela e l’altra, attraverso i grattacieli di New York, Tom Holland riesce nella sua performance più complessa come Peter Parker, perché nonostante il suo alter ego [Spider-Man] diverte e cattura con le sue spettacolari e sempre più difficili acrobazie, il vero cuore del personaggio e del film è proprio lui, l’intelligentone e un po’ imbranato Peter: un uomo (ragno) oramai che si prende atto delle proprie responsabilità, in grado di emozionare e di emozionarsi.

Grande interpretazione anche da parte di Marisa Tomei nei panni dell’amorevole Zia May, la quale vuole che suo nipote non perda mai di vista la sua dignità e i suoi principi, anche quando combatte contro un male incurabile. Altrettanto bravi Zendaya e Jacob Batalon, così come Willem Dafoe (Norman Osborn/Green Goblin), Alfred Molina (Dr. Otto Octavius), Thomas Haden Church (Sandman), Rhys Ifans (Lizard) e Jamie Foxx (Electro) che riprendono i loro ruoli di cattivi dalle precedenti pellicole cinematografiche di Spider-Man.
Per tutti noi fans fedeli ai fumetti e ai passati film dell’Uomo Ragno con (l’inimitabile, unico e solo) Tobey Maguire e (l’amazing) Andrew Garfiled è un piacere rivedere i loro arcinemici apparire in questa pellicola (No Way Home fa anche un riferimento al film d’animazione Spider-Man: Un Nuovo Universo).
Questo ritorno serve anche a concludere ciò che è avvenuto nelle storie antecedenti, costringendo Peter Parker ad affrontare definitivamente gli antagonisti di Spider-Man.






Jon Watts (regista anche di Homecoming e Far From Home) riesce a regalarci un film:
1.Sensazionale
2.Straordinario e
3.Stupefacente
Mantenendo le sorprese durante e fino alla fine dei titoli di coda (per cortesia non uscite subito dalla sala. Anche se si dovessero accendere le luci VOI. NON. USCITE. Ve ne pentireste).
È una storia che renderà euforici e appagati tutti coloro che hanno sempre amato l’amichevole supereroe di quartiere, ma un racconto che sarà altrettanto capace di spezzarvi il cuore per poi riunire i 3000 pezzi attraverso le ragnatele di Spider-Man. Tutto ciò è anche merito di una sceneggiatura leggera e senza alcuna sbavatura.

No Way Home è un film ricco di attesi ritorni, che fa redimere da dolori passati e rende giustizia all’eroismo e al sacrificio che hanno sempre fatto parte del personaggio di Spider-Man.
Del resto si sa, è la loro etica.
Il film che tutti attendiamo da oramai troppo tempo, arriva oggi nelle nostre sale. Non perdetevi Spider-Man: No Way Home!
India
