Questa non è la classica recensione di un film, questa è una lettera d’amore a mio nonno materno, Emilio, colui che mi ha trasmesso l’amore per la settima arte.

Tutti quei pomeriggi trascorsi insieme davanti la televisione, a guardare film e mangiare le speedy pizza, mentre mia nonna mi raccomandava di finire prima i compiti per scuola. Le svariate occasioni in cui lui e mia madre mi portavano al cinema, per me un luogo sacro sin da piccina. Tutte le vhs che gelosamente collezionavo, regali che lui era solito farmi ogni volta che per lavoro si fermava in un autogrill.

Ho un nitido ricordo specialmente delle estati trascorse al mare. I miei nonni erano soliti affittare un appartamento nei due mesi più caldi per godere della fresca brezza marina. Io però non andavo proprio pazza per le giornate sotto l’ombrellone, non sopportavo né il caldo né la compagnia di altri bambini urlanti sulla spiaggia. Cosa mi piaceva fare? Andare al luna-park e passare le serate a guardare film. In quegli anni trasmettevano Alta Tensione, una serie di pellicole a tema catastrofi naturali e animali assassini giganti.

Non potete neanche immaginare quanto quei film mi facessero impazzire! Perché?

Beh, avete presente il sistema di classificazione delle trasmissioni televisive? I famosi bollini rosso, giallo e verde? Bene, io ero fermamente convinta che il bollino verde significasse film adatti ai maschietti, quello giallo per gli adulti e potete intuire da soli cosa rappresentasse il bollino rosso per me… Non c’è stato verso di farmi cambiare idea e quanti liti quando i miei genitori tentavano di cambiare canale ogni volta che m’imbattevo in un film vietato ai minori, finché un giorno si sono arresi. Ma del resto mio nonno non era stato molto d’aiuto. Lui adorava i film western e gli horror e per quanto i classici d’animazione Disney mi abbiano fatto compagnia nel corso di tutta l’infanzia, nulla mi dava più gioia di guardare un film con protagonista John Wayne o un horror all’italiana. Tranquilli, non spaventatevi, c’è da dire che sono cresciuta accerchiata da scenari di violenza, fra mio padre cacciatore e i miei nonni che sbudellavano galline e conigli. Dunque ho avuto sin dalla tenera età un’idea ben formata di cosa fosse il sangue, il dolore, il marciume, come altrettanto il fatto che ogni film fosse semplicemente una storia, una finzione.

Ma torniamo a quelle sere d’estate al mare. Ovviamente non trasmettevano sempre Alta Tensione e non esisteva che io guardassi altro. Io volevo mostri, battaglie e morti! Eh, che angioletto di bambina… Così i miei nonni furono costretti a portare via da casa il loro videoregistratore ed una serie di vhs in modo che la creatura ottusa e pestifera (me medesima, of course) non tenesse il broncio. Due sono stati i film che ho usurato: Tremors e Non aprite quella porta.

Amavo le ambientazioni, quei paesaggi caldi, afosi, pregni di sudore e tensione, i colpi di scena quando Leatherface compariva con la sua motosega o quando dal deserto del Nevada appariva quel mastodontico verme “agguantatore”.

Penso proprio che sia stata la mia educazione cinematografica di quegli anni ad aver formato la cinefila che sono ora, sviluppando una spassionata attrazione per i film d’exploitation, in particolar modo per gli slasher movies.

Ed è forse per questa ragione che il nuovo prodotto di Ti West intitolato X (2022) mi è così tanto piaciuto: mi ha ricordato i bei tempi lontani in cui tutto era più magico se c’era mio nonno seduto sul divano vicino a me e il televisore acceso davanti a noi. X trasuda passione, stima, rispetto per tutti quei film di serie b che hanno segnato la mia infanzia, omaggiando le atmosfere di The Texas Chain Saw Massacre di Tobe Hooper e le pellicole in stile grindhouse.

X non ha assolutamente la pretesa di essere qualcosa di diverso da un classico slasher tanto in voga negli anni ’70/’80.

La trama è pressoché basilare: una troupe di ragazzi decide di inoltrarsi nelle vaste campagne desolate del Texas per girare un film porno da distribuire in home video. Affittano un vecchio casale da una coppia di anziani, schivi e poco amichevoli che si riveleranno essere degli assassini senza scrupoli. Iniziano a girare le prime scene hard del film, riscontrando parecchie tensioni fra il regista (che aspira a creare un prodotto indipendente di qualità) e la sua fidanzata (inizialmente infastidita dal progetto ma poi incuriosita e desiderosa di prenderne parte attivamente). Ma è al calar delle tenebre che inizia la carneficina.

X è un film onesto e non è cosa da poco, non si prende e sul serio e vuol divertire lo spettatore sfruttando i cliché del genere e gli stereotipi del cinema horror. Non assistiamo a banali jump-scare, tutt’altro la telecamera di Ti West si prende tutto il tempo per prepararci ai momenti catartici, con inquadrature lunghe e mirate ad attirare la nostra attenzione sui piccoli dettagli. Parliamoci chiaro: se cercate l’horror standardizzato in voga nell’ultimo decennio, con musiche intensive e trucchetti prevedibili, avete davanti il film sbagliato. X è una sublime miscela di gore, soft porn e sarcasmo, una pellicola che vi farà tornare indietro nel tempo dando nuovamente valore a tutto un filone cinematografico caduto in disgrazia.

A spiccare fra tutti la magnetica Mia Goth, perfettamente calata nella parte, consacrata da film come Nymphomaniac a Suspiria che avevano tirato fuori quel suo lato sì innocente ma anche sinistro. Molto valenti anche Jenny Ortega (non una novizia al genere horror) e Brittany Snow, una vera e propria sorpresa.

L’aspetto rivoluzionario in questo film è che le donne non sono le prime a lasciarci la pelle, nessuna biondina che corre maldestramente e che viene affettata dopo cinque minuti dall’inizio della proiezione, nessuna oppressione sul genere femminile. Qui le donne amano il sesso e ne parlano apertamente, sono disinvolte, vanno contro il “proprio” uomo non temendo alcuna ripercussione e con un forcone in mano sanno far male, eccome se lo fanno!

La controparte maschile invece appare più concentrata su di sé che su ciò che hanno attorno, cadendo vittime delle varie trappole tese dai villains e morendo nei modi più stupidi immaginabili.

Sono certa che mio nonno si sarebbe divertito molto guardando questo film, convenendo con me che alla fine della fiera l’aspetto più inquietante di X è assistere a due vecchietti completamente nudi che ci danno dentro su una ferraglia di letto arrugginito.

Se cercate uno slasher accattivante, goliardico e sincero, X di Ti West è il film che fa per voi! E magari evitate di guardare Texas Chainsaw Massacre di David Blue Garcia uscito a febbraio su Netflix. Vi voglio bene e vi sto salvando da 81 minuti di tristezza e desolazione, credetemi…

Angelica Lorenzon