Di egoismi, solitudini e misteri del cuore. Ecco di cosa tratta Asako I & II, film di Ryūsuke Hamaguchi (2018), adattamento del romanzo di Tomoka Shibasaki.

Asako (Erika Karata) e Baku (Masahiro Higashide) s’incontrano per caso all’uscita di una mostra fotografica. Sono giovani, spensierati, entrambi attratti l’uno dall’altra. Inizia così la loro storia d’amore, lui dj scapestrato e sfuggente, lei studentessa riservata e diligente che impara a lasciarsi andare pian piano alle tumultuose passioni della gioventù.

Un giorno però Baku scompare, senza lasciar traccia, senza dir nulla. Asako si trasferisce da Osaka a Tokyo e trova lavoro in una caffetteria e due anni dopo incontra un ragazzo, Ryohei, la copia sputata della sua passata fiamma. Dopo averlo scambiato per Baku e aver provato in tutti i modi ad evitarlo, Asako cade fra le braccia di Ryohei che a differenza del suo doppelgänger è solare, estroverso e premuroso. Scopriamo col tempo che se all’inizio Asako ha ceduto al corteggiamento di Ryohei esclusivamente per la somiglianza lampante col suo ex, poi ha imparato a conoscerlo, apprezzarlo ed amarlo, fin quando però la minaccia del passato torna a bussare alla sua porta e gli equilibri collassano.

Per quanto il film giochi sulla presenza di due ragazzi aventi lo stesso volto, la vera dualità è rappresentata dal personaggio di Asako, come suggerisce anche il titolo. Una parte di lei vuole andare avanti, costruirsi una nuova vita, l’altra invece è ancorata ai ricordi del passato e fatica a rinunciare a quel sogno adolescenziale.

Ryūsuke Hamaguchi sposta il suo occhio dai personaggi ai paesaggi, inquadrando cieli grigi, grattacieli, corsi d’acqua calmi e pacifici per poi destabilizzarci con turbolente scosse di terremoto e la minaccia di un dramma in corso d’opera.

Non è la prima volta che il regista affronta la tematica del cataclisma naturale nel suo cinema: nel 2013 presentò il documentario Voices from the Waves: Shinchimachi, una serie di interviste ai sopravvissuti dello tsunami del 2011. Hamaguchi vuole sì narrare il dramma ma anche la forza della vita che continua a farsi avanti coraggiosa fra le macerie e le rovine. E non è forse questo amore?

Ed in fondo anche in Asako I & II l’approccio visivo è documentaristico, mostrandoci la quotidianità di Asako che si ripete, da adolescente ad adulta, con incontri e vicende che riprendono vita, dalle uscite a quattro con gli amici alle mostre fotografiche. Il grande dilemma del film non è solamente chi scegliere fra i due amanti bensì capire in quale realtà vuole vivere Asako. Una vita di compromessi o un sogno che trasuda nostalgia?

È proprio qui che altri due doppelgänger si manifestano: il registro visivo documentaristico di Hamaguchi e i riferimenti alla cultura pop giapponese, presentando scenari tipici degli shōjo (manga sentimentali rivolti maggiormente ad un pubblico femminile). Non mancano però anche gli omaggi al cinema hollywoodiano, molto lontano per stile da quello nipponico, con qualche strizzatina d’occhio a film come Vertigo e Colazione da Tiffany (anche se qui il gatto ha un nome e non è Gatto).

Alle scene dinamiche, Hamaguchi predilige i movimenti lenti, i tempi dilatati, l’assenza della parola, scelta stilistica adottata dal collega Hirokazu Kore’eda e prima ancora da Yasujirō Ozu. Fu proprio quest’ultimo a dare valore nel suo cinema al tema del mono no aware, un concetto che non ha una traduzione immediata, è quanto più un sentimento di nostalgia verso il bello che però è accompagnato da un’inevitabile tristezza perché nulla dura nel tempo, tutto è destinato a scomparire. Ed è questo concetto a diventare il fulcro del film di Hamaguchi.

Non c’è da biasimare Asako per la sua fissazione per Baku. Chi di noi ai tempi delle scuole superiori o all’università non ha provato un colpo di fulmine travolgente come quello di Asako? Si collezionano quei ricordi di un tempo che non c’è più, custodendoli segretamente dentro noi stessi, adornandoli di maggior bellezza, e col passare degli anni ci si accorge che forse ci si è aggrappati più ad un’illusione romantica che ad una persona in carne ed ossa. Ed è forse questa la colpa di Asako, non aver riconosciuto subito le qualità di Ryohei che oltre a vantare un’invidiabile bellezza (come quella del suo sosia), ha un cuore puro e gentile. Ma del resto l’onestà non sempre paga in amore. Da qui il dramma, la crepa nei cuori che si fa strada come un terremoto che squarcia il suolo divorando ogni cosa al suo passaggio. Eppure questo è quel fiume chiamato vita.

Asako I & II è un film tutt’altro che perfetto, siamo ben lontani dalla profondità e maestria di Drive My Car (premio Oscar al miglior film in lingua straniera nel 2022), ma è un’opera che ci permette di respirare ancora quell’aria fresca tanto necessaria al genere piuttosto stantio dei dramma sentimentali giapponesi.

Angelica