Un anno dopo l’uscita del film acclamato dalla critica The Souvenir: Part II, Joanna Hogg ci porta nelle gotica atmosfera di una magione inglese, in un viaggio alla scoperta del rapporto viscerale tra madre e figlia, con protagonista la strabiliante ed unica Tilda Swinton. L’intera narrazione si svolge all’interno di uno spettrale ed antico albergo che, come un palcoscenico teatrale, diventa un vero e proprio personaggio all’interno della vicenda. Quest’ultimo è infatti la culla della rappresentazione di questa storia, in cui la protagonista Julie si ritrova a fare i conti con il suo flusso di coscienza a limite tra realtà e fantasia, tra nebbiosi giardini e nostalgici parati fiorati. L’attrice Tilda Swinton ancora una volta interpreta più personaggi all’interno dello stesso film, in questo caso sia la malinconica e premurosa Julie che la dolce ed anziana Rosalind, madre di quest’ultima.

Come il suono di un carillon, la narrazione è volutamente monotona e ripetitiva, tende a sottolineare le rituali azioni delle protagoniste nel corso delle lunghe giornate passate tra enigmatici discorsi e riflessioni tra passato e presente. Il film è una delicata lettera d’amore, un inno all’indissolubile rapporto tra una madre ed una figlia, quello tra Julie e Rosalind, ispirato alla storia autobiografica della regista Joanna Hogg. La riverenza di Julie nei confronti della madre è quasi ossessiva, a volte malsana, ma si traduce in un amore immenso che non riesce ad affievolirsi neanche di fronte al distacco della morte.
Tilda è magistrale in questa interpretazione, e la sua grande sensibilità traspare da ogni singolo sguardo, da ogni singolo gesto. La sua grandezza sta proprio nel donare spessore ed emotività ad ogni scena, che senza ghirigori e stratagemmi cinematografici, costruisce una narrazione ricca di dialoghi e riflessioni.

Si tratta infatti di un film molto parlato, dove le musiche e le luci sono subordinate ai sempre più prevalenti discorsi carichi di dramma e verità. The Eternal Daughter – in concorso a Venezia79 – arriva dritto al cuore, come una lama incandescente che penetra sotto la pelle ti travolge e ti annienta, e con la sua delicata semplicità porta in scena l’abbandono ed il dolore che ne consegue.
Il sodalizio tra Joanna Hogg e Tilda Swinton si conferma ancora una volta un successo, e raggiunge la sua più grande rappresentazione in questo piccolo dramma, sicuramente non per tutti, destinato a lasciare cicatrici indelebili al solo pubblico che sarà capace di capirne la sua unica dolce sincerità.

Riccardo