È sulla bocca di tutti, il film del momento, l’horror che, a quanto hanno riportato le testate giornalistiche, ha sconvolto gran parte del pubblico americano con fughe dalle sale e svenimenti. Ebbene sì, sto parlando di Terrifier 2 di Damien Leone, slasher che strizza l’occhio al torture porn abbracciando quelli che sono stati i cult di genere degli anni ’80.

So già cosa state pensando – “È tutta una scelta di marketing, l’ennesimo film pompato da ridicoli articoli fuorvianti” – e se non fosse così? Probabilmente le strade degli States non saranno state invase dalle ambulanze nelle scorse settimane, fra rocambolesche corse verso i cinema per soccorrere centinaia di persone disgustate da ciò che stavano vedendo in sala, ma posso garantirvi che Terrifier 2 non è per stomaci deboli. Ma andiamo un passo alla volta…

Il villain protagonista del film è Art il clown, un mimo travestito da pagliaccio che non proferisce mai parola ma è comunque capace di esprimersi ed il suo linguaggio è la violenza. La sua è una forma d’arte, perversa e moralmente inaccettabile, ma ugualmente arte. Art non si limita ad uccidere, lui vuole essere memorabile, vuole essere ricordato per la sua creatività, ed è per queste ragioni che mette in scena dei veri e propri spettacoli dell’orrore, allo scopo di divertirsi in primis e di stupire il suo pubblico. Sia chiaro, nella vita reale sono ben lontana dall’ammirare tali atti, ma vivo per l’intrattenimento e da un horror io voglio rimanere inchiodata alla poltrona con la mascella a terra inebriata dalla stupore. E Terrifier 2 mi ha tanto disturbato nel profondo delle mie viscere quanto divertita.

La prima apparizione di Art il clown risale al 2008 quando Damien Leone diresse il cortometraggio The 9th Circle in cui il nostro caro pagliaccio compare per solamente quattro minuti ma attirò così tanto l’attenzione del pubblico che nel 2011 uscì Terrifier, altro corto sempre nato dalla mente di Leone in cui Art è il protagonista indiscusso. Due anni dopo arrivò All Hallow’s Eve, film antologico composto da tre corti (fra cui i due precedentemente nominati) e fu in quel momento che il regista decise di creare il primissimo lungometraggio sul clown, dal budget parecchio irrisorio e che faticò non poco a trovare un distributore: Terrifier (2016).

La pellicola non fu esente da critiche dato che in sostanza la trama è assai povera: due ragazze nella notte di Halloween cercano di fuggire dalle grinfie di Art il clown che non ha problemi a farsi largo fra le strade di Miles County mietendo vittime con tanta facilità. Nulla di nuovo, uno slasher dallo stampo classico, ma ciò che lo portò al successo fu innanzitutto la straordinaria interpretazione di David Howard Thornton nelle vesti del clown e l’efferata violenza mostrata, arricchita da degli effetti speciali artigianali, realizzati con lattice, protesi ed ettolitri di sangue finto, senza alcun bisogno di CGI. A conti fatti una storia semplice ma d’impatto, grezza e sudicia, un tripudio di viscere e suspence, un autentico omaggio al cinema horror che ha attirato ogni fan del genere.

Terrifier 2 si apre esattamente dove eravamo rimasti col capitolo precedente, Art il clown steso sul lettino dell’obitorio completamente inerme, ma all’improvviso riprende vita misteriosamente. Ciò rende chiaro che il pagliaccio non ha nulla di umano e che il regista ha aggiunto un nuovo strato alla storia. Ci viene presentata Sienna Shaw (Lauren LaVera), una teenager intenta a preparare il suo costume di Halloween interamente fatto con le sue mani: un’appariscente armatura dorata dotata di splendide ali, il bozzetto del padre defunto divenuto realtà. Nel mentre il fratellino Jonathan (Elliott Fullam) è particolarmente interessato alla figura di Art il clown, finito su tutti i giornali per i cruenti crimini commessi un anno prima, a tal punto che durante la cena confessa di voler vestire i panni del pagliaccio la notte di Halloween, sconvolgendo sia la madre che Sienna che gli ricorda che “Nessuno si traveste da Jeffrey Dahmer” (come non cogliere l’ironia ed il tempismo di questa citazione).

Ma è durante uno strano sogno particolarmente vivido con protagonista il serial killer dal cerone bianco che Sienna inizia ad avere paura di Art. E da quel momento in avanti i due fratelli Shaw inizieranno ad essere perseguitati dal clown che sembra essere legato al passato del loro padre.

Terrifier 2 non si limita ad essere un semplice horror ma solca anche altri generi, come ad esempio il fantasy, presentandoci a tutti gli effetti creature demoniache misteriose, come la bambina pallida aiutante di Art ed Art stesso. Il film nel suo finale lascia diversi punti interrogativi allo spettatore, la maggior parte riguardanti la natura misteriosa del clown e la trasformazione di Sienna da impaurita ragazzina ad eroina impavida ed è proprio in questo che il film si diversifica nettamente da tutti gli altri slasher visti precedentemente. I villain dei film horror raggiungono spesso una certa iconicità non solo per le loro efferate gesta cruente ma anche per il loro aspetto: personaggi come Ghostface, Freddy Krueger, Leatherface e Michael Myers resteranno sempre indelebili nella nostra memoria per il loro look distintivo e per le armi in loro possesso, ma quanti di noi si ricordano con altrettanta accuratezza com’erano vestite le loro vittime?

È qui che Sienna spicca col suo costume di Halloween curato nei minimi dettagli, il makeup dorato, l’acconciatura studiata per farla sembrare a tutti gli effetti un’amazzone, un’eroina dall’armatura invincibile che rimanda a tutti quei film del genere epico degli anni ’80 come The Beastmaster, Red Sonja e Conan il barbaro. Non stupitevi se alle prossime fiere troverete diverse persone travestite da Sienna o Art. Ed a proposito di quest’ultimo è da sottolineare la sua evoluzione stilistica nel tempo. Nel primissimo cortometraggio Art aveva un trucco abbozzato, molto lontano da quello dei film in cui il suo viso si è fatto più spigoloso, con tratti pronunciati su zigomi e naso ed una maggior cura del suo makeup. L’ispirazione proviene dal Pierrot del mimo francese Jean-Gaspard Debureau, da Marcel Marceau e da Charlie Chaplin.

Il clown è un archetipo che in passato ha dato vita a diversi villain, sia nella letteratura che nel cinema. Basti pensare a Pennywise, il pagliaccio protagonista del romanzo IT di Stephen King (che successivamente ha avuto diverse trasposizioni in pellicola) ed al Joker, carismatico personaggio della DC Comics che esordì nel 1940 nel primo numero della serie a fumetti Batman. Nell’universo cinematografico diversi sono i clown che hanno terrorizzato il pubblico, a partire da Killer Klowns from Outer Space (1988) di Stephen Chiodo (b-movie trash e grottesco) per arrivare ai più recenti Clown (2014) e 31 (2016). Art ha l’aspetto di un pagliaccio come Pennywise e non parla come Michael Myers, eppure sembra avere molti più aspetti con comune col Joker.

Non ha particolari motivazioni che lo spingono ad uccidere, semplicemente trova piacere e divertimento nel farlo ed ama il caos generato dalle sue azioni. Art non vuole che il male trionfi, vuole solo spassarsela e non è un caso che riserva le morti più brutali alle persone che più gli hanno dato noia o fastidio (basti pensare a Dawn e Allie). Ciò nonostante resta un mistero l’origine e la natura di Art. È un demone? Un mostro? La rappresentazione dell’Anticristo? Difficile a dirsi, le teorie sul web sono molteplici ma ho iniziato a maturare un mio pensiero, nato dopo aver visto il primissimo cortometraggio The 9th Circle. Nel breve tempo in cui viene mostrato, Art presenta degli occhi gialli e luminosi, simbolo caratteristico della possessione. Potrebbe in effetti essere sotto il controllo dei demoni protagonisti del corto che formano una vera e propria setta, un culto nell’inferno in cui tengono prigioniere delle donne incinta per rapire i loro nascituri. Questo mi ha riportata alla scena finale dopo i titoli di coda di Terrifier 2 in cui vediamo l’unica vittima di Art sopravvissuta nel primo film partorire niente di meno che la testa del clown e prestate attenzione: la donna ha anch’essa gli occhi gialli. Coincidenze? Dubito fortemente dato che il regista sembra avere le idee molto chiare sul futuro sviluppo dei suoi film.

Altro aspetto che ha attirato la mia curiosità è la scena del sogno di Sienna. La vediamo brandire una spada, la stessa regalatale dal padre defunto, e come questa schernisca il fuoco di Art, per poi ritrovarci nella realtà in cui la camera da letto di Sienna è avvolta dalle fiamme, sprigionate dalla spada e dalle ali del suo costume di Halloween. Nell’iconografia religiosa la spada rappresenta il fuoco divino. In vari episodi vengono riportati angeli armati di lame infuocate, come ad esempio quando Adamo ed Eva vengono cacciati dall’Eden o quando due cherubini con in possesso delle spade fiammeggianti difesero l’Albero della Conoscenza. La spada è l’allegoria della bontà e della potenza, caratteristiche facilmente attribuibili al personaggio di Sienna che alla fine dei conti viene vestita proprio come un angelo dotato di armatura.

Dunque quel sogno non è altro che una prova divina per testate la sua forza d’animo dinanzi ad un male superiore? Effettivamente Sienna inizia ad assumere i suoi poteri generati dalla spada quando si convince che è lei la predestinata, colei che salverà il fratello, la sola capace di ostacolare Art poiché fu il padre a disegnare quel costume indosso a lei prima di morire. Quindi è la sua fede a renderla un’eroina, la final girl che è destinata a diventare. D’altronde, come per i personaggi di Pennywise e Freddy Krueger (entrambi demoni dei sogni) hanno potere solo se si permette loro di averlo e ciò vale anche per Art. Quando Sienna non ha più paura del clown è invincibile e lui non ha più nulla con cui nutrirsi, nessun grido di terrore, nessuna supplica di fermarsi. Questa ovviamente è la una mia teoria ma solo Damien Leone saprà fornirci le meritate risposte nel prossimo film.

Terrifier 2 ha diversi rimandi ai film degli anni ’80, ispirandosi a A Nightmare on Elm Street 3: Dream Warriors ed omaggiando slasher come Maniac (la scena dello scalpo ne è un esempio). Eppure il film di Damien Leone ha quel coraggio in più, necessario di questi tempi, di proporre un prodotto che miscela gore e umorismo sapientemente, non risultando mai ridicolo e ci voleva davvero poco per superare quella soglia. Art è un serial killer senza scrupoli, ma in primis è un mimo, un comico, ed in più momenti veniamo catturati dalla sua ironia provando una certa difficoltà nell’odiarlo fino in fondo, perché ammettiamolo: Art ci disgusta ma ci diverte allo stesso tempo. E più è grottesco più risulta spassoso, e più è crudele più noi ci sentiamo appagati perché il cinema è intrattenimento e Terrifier 2 è lo spettacolo che non smetteresti mai di guardare nonostante i brividi che ti provoca.

Un grande applauso va in primis a Damien Leone, non solo regista ma anche sceneggiatore, montatore e colui che ha realizzato i vari practical fx. Successivamente a tutto il cast in cui brillano le interpretazioni magistrali di David Howard Thornton e Lauren LaVera. Infine tutto il comparto tecnico, dalle musiche suggestive (la canzoncina del Clown Cafe sarà difficile da dimenticare) alla fotografia satura di George Steuber, per non dimenticare i costumi iconici curati da Olga Turka.

Per evitare fraintendimenti voglio essere chiara con voi: Terrifier 2 non è un film per tutti. Se siete facilmente impressionabili vi consiglio di non guardare questo film – come anche il precedente capitolo – ma a voi la scelta.

Angelica