Tre anni fa, Rian Johnson, come un nerd qualsiasi, aveva impostato nel proprio header di twitter una illustrazione di Hercule Poirot; oggi ha cambiato quell’immagine con una foto di Agatha Christie. Basterebbero queste due semplici prove per tacciarlo quale grande estimatore della Regina del Giallo – ed anche “Gentleman sleuth”, dicitura della sua biografia, non sarebbe un indizio da sottovalutare per giungere a una simile conclusione.

Come volevasi dimostrare, la nuova trilogia del regista è sulla bocca di tutti e con ragione! Il secondo titolo – al cinema solo per una settimana, eppure, contro ogni aspettativa, già di notevole incasso – dimostra il successo redivivo del genere e avvalora la fascinazione che gli spettatori provano per le indagini di Benoit Blanc. Se Knives Out nel 2019 sorprese il pubblico cementando i fan del genere, tra vecchie e nuove generazioni, con Glass Onion: A Knives Out Mystery (2022), Johnson non solo cementa, ma costruisce un intero harem per chi, come me, nel mystery crime ci sguazzerebbe da mattina a sera.

Il secondo atto prevede un incipit di portata classica: Benoit Blanc (Daniel Craig) viene invitato misteriosamente – fungendo da errore nel sistema come lo era stato Hercule Poirot in quel famoso viaggio sull’Orient Express – a godersi una breve vacanza, animata niente meno che da un Murder Mystery Party, sull’isola privata del miliardario Miles Bron (Edward Norton). Con lui altri personaggi pubblici di spicco, nonché amici di lunga data dell’eccentrico organizzatore, quali: Claire Debella (Kathryn Hahn), Lionel Toussaint (Leslie Odon Jr.), Birdie Jay (Kate Hudson), Duke Cody (Dave Bautista), Peg assistente di Jay (Jessica Henwick), Whiskey fidanzata di Duke (Madelyn Cline) ed infine, l’eccezione che conferma la regola delle teste di cazzo, Cassandra Brand (Janelle Monáe). Come sempre, si parla di un cast di tutto rispetto e che non delude le aspettative.

Ognunə dei presenti farà le veci di una diversa tipologia di affascinanti stereotipi, – sia pure mai lontani dalla nostra realtà – pedine di una scacchiera, che andranno a coronare il variegato ventaglio dell’intrattenimento prima che la partita a Cluedo cominci. Tutti richiesti al capezzale di vossignoria, tutti dopo aver risolto qualche enigma di facile e modesta portata ed aver ottenuto come premio l’importante invito/lasciapassare alla Glass Onion, la non altrettanto modesta residenza di Miles Bron. Vi ricorda forse qualcosa? Perché non sareste in errore. Rian Johnson ha attinto maggiormente – ben più di quanto avesse fatto con il primo film – dai plot della Christie e, tra un’intervista e l’altra, non ne fa di certo mistero. Da quegli spunti, il regista e sceneggiatore ha imbastito una storia ex novo, che pur calzando il suo stile fresco e patinato, ha saputo mantenere un estetismo christieniano da far invidia ai film omonimi tratti dai romanzi della scrittrice.

Il set, le atmosfere estive, il gong ad ogni scoccar dell’ora, perfino la suddivisione in sequenza dei vari personaggi “diverso posto, stessa ora” vogliono ricordare un allestimento Christie-centrico. Nello specifico, stando alle parole dello stesso Johnson, il titolo di riferimento è “Delitto Sotto il Sole” (1982) per la regia di Guy Hamilton. Si noti pure la caratterizzazione di Benoit Blanc – qui di più ampio e personale respiro – nata su misura per strizzar l’occhio alla performance di Peter Ustinov nei panni del detective belga e volendo ricordare, per iconicità, le sue gesta durante la vacanza all’hotel Jolly Roger.

Eppure, non tutto può dirsi farina della Regina (del Giallo).

Glass Onion ha sì l’anima dell’una, ma accoglie anche il corpo di un altro tra i Grandi, che si contano nella rosa del genere letterario cui si fa riferimento. Glass Onion vuole presentarsi come un fair play, quando lo è solo in parte. Vuol giocare con lo spettatore solo finché non sarà scelta del regista indirizzarlo verso la conclusione. Scoprire chi sia il colpevole è la punta dell’iceberg e pertanto diventa, in questa sede, di minor importanza. È al di sotto che si cela la storia a trecentosessanta gradi ed è questo l’elemento chiave che Johnson decide di brandire: un’onniscienza che limiti i pezzi del puzzle da unire, ma sveli, con flashback esplicativi, una parte di storia ancora ignota a terzi. Il procedimento come massimo traguardo e non il risultato di per sé stesso.

“Questa non è religione, ma scienza”, ci viene detto all’inizio del film e per quanto possa riferirsi al contesto semplice dell’Alpha Industries quale grande azienda tecnologica, viene facile pensare che il sottotesto voglia essere più subdolo e consapevole. Il risultato è nulla senza un processo stabilito che ne confermi le fasi per riproporlo: questo dice la scienza. Converrete anche voi, dunque, che ci sia un po’ di Arthur Conan Doyle in questo metodo. Anche addurre all’ampio respiro del film, è rendersi conto che alla ricetta sia stato mescolato un secondo autore. Mostrarci una più estesa realtà, a noi consimile ma di attualità fittizia – che combatte contro la pandemia da COVID, indossa mascherine e s’intrattiene a suon di live call – è voler agire come Doyle. Inserire figure pubbliche d’alto profilo, corruzioni e complotti ai danni della popolazione è pensare in grande, ben oltre la tranquilla cittadina o l’onirica villa in campagna: è voler essere Doyle.

Forse Rian Johnson non approverebbe questa mia lettura del film, consapevoli come siamo che Agatha Christie non si era fatta mancare nulla di tutto questo. In una produzione che comprende più di cinquanta romanzi ed oltre cento racconti, sarebbe da sciocchi pensare che la detta autrice non si fosse premurata di testare disparati modus operandi per delineare ogni branca del mystery crime. Ammetto però di sollazzarmi volentieri in questa mia versione dei fatti; il connubio tra due tali autori sarebbe, per certo, il posto che chiamerei Nirvana.  Spero Rian Johnson possa concedermi il beneficio del dubbio, se non altro, tra una vasca, un lievito madre e un cameo ben assestato, non potrà venirmi a dire che da Sherlock Holmes e John Watson non abbia preso spunto!

Questo è stato senza dubbio un anno florido per il crimine, ma se vi foste persi un siffatto gioiellino al cinema, sappiate che la data di sbarco sulla piattaforma Netflix per Glass Onion è prevista il 23 dicembre. Prendete nota!

Laura

— Post Scriptum —

Come ultima appendice, mi permetto di consigliare qualche titolo di Agatha Christie a cui rifarsi, se dovesse esservi piaciuto l’innovativo Glass Onion di Rian Johnson – e fidatevi, lo renderete felice essendo lui, tra tutti, secondo bimbo della Regina del Giallo (perché la prima rimango io, spiace).

  • Dieci Piccoli Indiani
  • Aiuto, Poirot!
  • Corpi al Sole
  • Carte in Tavola
  • Tragedia in Tre Atti
  • Delitto in Cielo
  • Poirot e i Quattro
  • Assassinio allo Specchio