Per più di mezzo secolo viene celebrata come fonte di gioco infantile e allo stesso tempo rimproverata perché incapsula alla perfezione idee mutevoli su bambine e giovani ragazze. Capelli biondi, occhi azzurri, denti perfetti, un fisico snello e indossa sempre qualcosa di rosa.
Si, sto parlando proprio di lei: Barbie! In questo pezzo vi parlerò del film basato su di essa [Barbie], scritto e diretto da Greta Gerwig.
La pellicola si apre con la narrazione di Helen Mirren, la quale ci terrà compagnia per tutta la durata del film, mettendo in scena la storia con un tocco satirico. La scena iniziale non è altro un preludio che ricorda la sequenza “l’alba dell’uomo” in “2001: Odissea nello spazio” di Kubrick. Qui più in chiave comica, vediamo delle bambine (anziché uomini-scimmia) prendersela con i loro bambolotti. Da lì ci spostiamo su Barbieland, un paese delle meraviglie in tutto e per tutto: case dei sogni con pochi muri esterni, uno scivolo che collega la camera da letto alla piscina e decorazioni dipinte di rosa, viola e acquamarina.


La Gerwig, insieme a Noah Baumbach (co-sceneggiatore), imposta una delle prime scene con Barbie (interpretata da un’incantevole Margot Robbie) – la quale si definisce Barbie Stereotipo – che fluttua fuori dalla sua casa dei sogni, quasi come se fosse stata sollevata dalla mano invisivile di un* bambin*. Ci troviamo in un altro giorno perfetto nel mondo di Barbie. Un mondo dove governano proprio loro: le Barbie, dove possono essere tutto ciò che vogliono, e quindi dove le Donne possono essere qualsiasi cosa vogliano [essere]. Barbie Stereotipo stessa vive ogni giorno la sua vita migliore, organizzando feste ricche di balli coreografati e pigiama party con Barbie Presidente, Barbie Premio Nobel, Barbie Giudice della Corte Suprema..

Ma life in plastic is not that fantastic quando si incominciano ad avere pensieri sulla morte, cellulite e soprattutto quando i piedi, che sono modellati per tacchi alti, diventano piatti (shock!). A seguito di ciò Barbie Stereotipo chiede consiglio alla versione Strana/Folle di Barbie (Kate McKinnon). Quella Barbie che tutt* noi, da bambin*, abbiamo scarabocchiato il volto con la matita, tagliato/bruciato i capelli e che si trovava sempre in un angolo mentre faceva la spaccata. Barbie Strana le prescrive le Birkenstock e un viaggio nel Mondo Reale, nel quale dovrà guardare dentro di sé per trovare la bambina a cui appartiene e risolvere il suo “inceppo”. Nonostante un tentennio iniziale Barbie si convince e si mette in viaggio.


Quasi mi stavo per dimenticare di Mr. Blond Fragility castrato (un SUBLIME Ryan Gosling che ad ogni flessione muscolare, colpo di capelli, o strimpellata di chitarra toglie il fiato), ma infondo lui: è solo Ken. Un personaggio insicuro e innamorato di Barbie che decide di sua sana pianta di volerla accompagnare in questa avventura. I due così, alla guida di Barbie Macchina, Barbie Barca, Barbie Bici, Barbie Camper, Barbie Astronave e l’uso dei pattini a rotelle, sbarcano nella reale Los Angeles.
Lì Barbie è stupita di scoprire il sessismo, mentre Ken è entusiasta di venire a conoscenza del patriarcato. Quest’ultimo infatti convince tutti gli altri Ken a replicare tale dominio maschile anche a Barbieland. Da lì inizierà una guerra platonica “Barbie vs. Ken”


Ruoli essenziali che troviamo nel mondo reale sono: una madre stanca ma estremamente dolce e saggia (America Ferrera), la quale sta cercando di riconnettersi con la sua scontrosa figlia adolescente (Ariana Greenblatt), un team di uomini a capo dell’azienda di Barbie: Mattel, con Will Ferrell nei panni di CEO, ma soprattutto Ruth Handler (nel film interpretata da Rhea Perlman), fondatrice della Mattel che ha realizzato una bambola per ragazze dandole il nome di sua figlia: Barbara Handler, la quale a sua volta fa un cameo nel film (“gli umani prima o poi se ne vanno, le idee restano per sempre”).
Insomma, questa commedia-sentimentale a tema rosa riesce. La Gerwig si diverte e fa divertire, mettendo in scena dei numeri musicali della vecchia Hollywood. Gestisce la transizione tra i due “regni” senza intoppi, e nonostante la pellicola sia di base colorata e felice, mostra quanto la [nostra] realtà sia un vero problema. Per quanto possa essere politicamente tagliente, ci viene mostrato quanto il mondo reale sia uno spiacevole promemoria di tutti i modi errati che porta con sé. Un mondo che con le sue mani visibili e invisibili, cerca di controllare noi donne e metterci in delle piccole scatole, quasi come fossimo loro, delle Barbie.
Veniamo etichettate in base al nostro: peso, colore della pelle, stato sociale, conto in banca, stato sentimentale, modo in cui ci esponiamo, o se non ci esponiamo.. Cercando spesso di metterci l’una contro l’altra perché: “lei è più perfetta di te”, ma allo stesso tempo “ti credi migliore di lei.” Ed è proprio questo che mi lascia questa storia (oltre al fatto di voler andare in cantina e tornare a giocare di nuovo con le mie Barbie), il voler riconciliare Barbie con il Mondo Reale. Che non importa come siamo: internamente ed esternamente, siamo tutte meravigliosamente perfette nella nostra imperfezione.
Barbie arriverà nelle nostre sale domani, 20 Luglio.
Un saluto da Barbie Giornalista.
India
