Dopo il grande successo di The Favourite (2018), torna alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia il visionario regista greco Yorgos Lanthimos con un progetto ambizioso nato dal racconto di Alasdair Gray del 1992 che gli è valso il Leone d’Oro.

In questa favola retrofuturistica, la protagonista è la magnetica Emma Stone, nel ruolo della giovane Bella Baxter, una singolare creatura nata da un esperimento clinico ad opera dello geniale dottor God (Willem Dafoe). In seguito al suicidio di una nobil donna incinta londinese, il dottor God decide di recuperare il suo cadavere dalle rive del fiume e di compiere un esperimento mai visto prima d’ora: rimuovere il cervello dal corpo defunto della donna ed installare al suo posto quello del feto ancora vivo nel grembo della madre. Questo atto dà vita ad una creatura unica, un Frankenstein al femminile risvegliato dal sonno eterno della morte in un mondo nuovo da scoprire con gli occhi di una neonata.

La talentuosa Emma Stone è magistrale nella messa in scena di questo personaggio, si cala con la voce e con le movenze nei primi anni di vita di una bambina, imparando giorno dopo giorno ad avere consapevolezza del suo corpo, dei suoi sentimenti di rabbia e felicità e del mondo che la circonda. Bella è animata da una forte curiosità che la spinge a voler provare ogni tipo di emozione, sia a livello fisico che mentale, ma soprattutto a voler uscire dalla sua gabbia dorata nella quale il suo creatore l’ha rinchiusa per proteggerla da un mondo troppo corrotto per la sua ingenuità. Il desiderio di libertà prende il sopravvento su Bella, tanto da farla ribellare al suo tutore e a farla scappare tra le braccia del seducente e peccaminoso Duncan Weddeeburn (Mark Ruffalo).

Da qui prende il via una travolgente odissea in varie città d’Europa, Lisbona, Alessandria e poi Parigi, durante la quale la giovane Bella darà sfogo alla sua avida voglia di vivere e conoscere il mondo. Entrerà in contatto con la sua parte più umana, con quell’irrefrenabile desidero sessuale al quale non vuole e non riesce a porre freni, nonostante le norme di buon costume imposte dalla società. Una società nella quale si perderà, lasciandosi inghiottire e manipolare, fino al momento in cui ritroverà se stessa grazie alla sola bellezza del suo buon cuore.

La sessualità è uno degli elementi fondamentali nella storia per comprendere lo sviluppo e la crescita del personaggio di Bella, è la chiave di lettura che la porta ad uscire dal suo guscio e che le permette di conoscere se stessa e l’umanità che la circonda; un’umanità fatta di vizi e peccati, con protagoniste delle “povere creature”, incapaci di essere felici ed artefici di un destino malato ed immorale.

Il film diventa uno spunto di riflessione su tematiche importanti, il femminismo in primis, sviscerato con intelligenza e saggezza attraverso momenti di satirica comicità. Si tratta di un vero e proprio romanzo di formazione all’interno del quale il regista plasma un personaggio meraviglioso, iconico, forte e moralmente vincente, dipinto in un quadro gotico che incanta lo spettatore. Prodotto da Fox Searchlight, il film è un’opera d’arte impeccabile e maestosa, curata in ogni singolo dettaglio armonioso che mantiene altissimo il livello di cinematografia al quale Yorgos ci aveva abituato nel corso della sua carriera.


La sua regia, con i suoi immancabili fisheyes, accompagna la narrazione con gusto ed eleganza, creando delle immagini pittoriche e fiabesche a metà strada tra le estetiche di Tim Burton e quelle di Guillermo del Toro. Un gruppo èlite di talenti è stata chiamata a partecipare alla creazione di questo film, da Tony Mcnamara per la sceneggiatura, a Robbie Ryan per la fotografia, a Shona Heath per la production design e Jerskin Fendrix per la memorabile colonna sonora.

Il sodalizio tra il regista greco e la bellissima Emma Stone si fa sempre più forte ed infatti in questa collaborazione l’attrice compare anche come produttrice del film, lasciandosi scomparire in un personaggio molto diverso dalle sue precedenti interpretazioni in un ruolo sfidante e senza freni inibitori. Chiara è dunque la fiducia che scorre tra i due artisti che sono capaci di valorizzare l’uno il lavoro dell’altro, dando vita ad un progetto così ambizioso che farà la storia del cinema.

Poor Things è infatti cinema allo stato puro, magia, stupore ed incanto, ci fa sorridere e allo stesso tempo ci mette in guardia da una triste realtà, spaventandoci sulla crudeltà di un mondo sempre più oscuro nel quale solo la purezza dell’animo può sfuggire le sorti di un inevitabile amaro destino.
Riccardo Capobianco
