Lois Tryon (Niecy Nash), detective un po’ troppo addetta all’alcool, con un marito in coma ed una figlia obesa che desidera partecipare ad uno show televisivo, si trova dinanzi ad una raccapricciante scena del crimine: un’intera famiglia massacrata fra le mura della propria abitazione, un quadro di rara malvagità. Ma questo è solo l’inizio di una serie di omicidi, sempre più teatrali e dagli evidenti riferimenti religiosi, che metteranno alla prova la detective che verrà affiancata dalla bizzarra e giovane Suor Megan (Micaela Diamond), una suora che impreca e ha una macabra passione per il true crime, tanto da portarla a scrivere per il giornale della chiesa dei suddetti crimini. A far da cornice al racconto, vi è Padre Charlie (Nicholas Alexander Chavez), un prete alquanto poco ortodosso con una morbosa attrazione per il sesso e il dolore auto-inflitto, e l’infermiera Redd (Lesley Manville) che cura il marito della detective e con la quale ha un rapporto che definire conflittuale è assai riduttivo.

Questa è la mise en place di Grotesquerie, serie horror creata da Ryan Murphy, Jon Robin Baitz e Joe Baken, un prodotto conturbante e che ribalterà le aspettative dello spettatore in un finale mozzafiato.

È diventato per me un appuntamento fisso invernale parlare di una serie che porta la firma di Ryan Murphy, oramai personaggio discusso nel panorama seriale per la sua audacia, stile riconoscibile, noncuranza delle critiche e passione per il grottesco. Da qui il nome Grotesquerie, che non è solo la firma del serial killer misterioso protagonista della serie, ma anche punto fermo della sua poetica macabra e sudicia che indaga – ancora una volta – sulla malvagità innata del genere umano. Sarò schietta: non è un prodotto esente di difetti, Murphy ha da sempre lanciato titoli dagli inizi promettenti e che poi si sono persi per strada, smarrendosi nelle intenzioni e ritrovandosi faticosamente in soluzioni poco brillanti. E Grotesquerie potrebbe benissimo essere l’ennesima stagione di American Horror Story, d’altronde è esattamente ciò che risulta: una storia orrorifica americana.

Si respirano le atmosfere sinistre di Se7en di David Fincher e di Hannibal, con gli omicidi esaltati ad opere d’arte e palcoscenici dell’orrore. Ma a differenza di entrambi i titoli appena citati, in Grotesquerie non ha importanza chi si nasconda dietro le efferate gesta cruente, bensì il viaggio delle due donne protagoniste, così affamate di vittoria e rivalsa, così diverse eppur dilaniate in egual misura. Macchiate dal peccato, una dalla dipendenza dall’alcool e dal lavoro – che la portano ad essere una madre e moglie assente – e l’altra dalle contraddizioni della sua stessa fede, così incline ad oltrepassare quel confine delineato nelle sacre scritture. Eppure “siamo tutti peccatori“, come suggerisce Padre Charlie, il primo a confutare tale verità nel suo essere spudoratamente poco convenzionale per la sua professione/vocazione.

Ma Grotesquerie non è la storia di una scia di sangue lasciata da una figura oscura, non è la risoluzione di un caso, che ahimè risulta prevedibile nel suo epilogo, ed è qui che fa capolino la genialità dietro questo titolo, il plot-twist che nessuno s’aspettava e che lascia lo spettatore con mille quesiti che non troveranno alcuna risposta. Nulla è come sembra, specialmente se tutto nasce dalla mente di Ryan Murphy. Convinzioni verranno incenerite e resterà solo la polvere a coprire i vari punti interrogativi.

I momenti cruciali di questa serie aumentano la posta in gioco per un mistero ben più ampio. Mentre Lois e Suor Megan indagano con la stessa meticolosità richiesta per risolvere un intricato puzzle, incontrano quelle che potrebbero essere manifestazioni letterali e metaforiche dell’inferno. Eppure esso cos’è? Luogo dalle fiamme divampanti e indomabili o la prigionia nella quale le due donne sono costrette a vivere? È negli episodi finali che la serie cambia aspetto, ponendo la lente d’ingrandimento sulla fragilità dell mente umana, così a rischio di esser manipolata.

“Fear is what the devils who walk amongst us, the mortal devils we all know, created so we could stay in line.”

La più grande sorpresa di Grotesquerie è che è davvero una serie ben fatta, nonostante il caos in cui naviga per la maggior parte del tempo. Come già detto, ha molto in comune con American Horror Story, solo che è più mirata e radicata. Quasi del tutto priva del lato camp che caratterizza molte produzioni di Ryan Murphy, vale la pena sottolineare che si tratta della sua prima creazione in cui ha contribuito a scrivere ogni singolo episodio, insieme a Jon Robin Baitz (Feud: Capote vs. the Swans) e Joe Baken (American Horror Stories). È da apprezzare che un team collaborativo sia responsabile dell’intera stagione, ma i risultati poco brillanti di American Horror Story: Delicate dimostrano che una visione unificata e un numero minimo di “cuochi in cucina” non sempre si traducono in un successo creativo.

La detective Tryon e Suor Megan sono un’eccellente duo che crea immediatamente un’intesa unica. Per quanto Niecy Nash si venda davvero bene in Grotesquerie, è Micaela Diamond la vera rivelazione e l’MVP della serie, con la sua intensità a tratti pacata, a tratti esplosiva. Entrambe raggiungono un cameratismo unico, ma la loro dinamica non assomiglia per niente a quella presente in altre serie di omicidi risolti a quattro mani, come True Detective, o in nessuno dei progetti passati di Ryan Murphy. Gli interessi morbosi di Suor Megan possono inizialmente sembrare atipici, ma diventano un mezzo gradito per Grotesquerie per decostruire l’idea che sette e crimini siano diventati una nuova forma di fede e religione. Ma Grotesquerie è proprio questo: una scala mobile di cataclismi e indifferenza umana che continua a consumare il mondo mentre una suora e un prete spettegolano davanti a un hamburger sui loro serial killer preferiti.

Omicidio come forma d’arte, odio a servizio del bene: questi sono solo alcuni dei temi affrontati in Grotesquerie, una serie che fa da specchio alla nostra società così ossessionata dalla morte, che sia essa fittizia (come nei film e nei libri) o reale testimonianza di un orrore (come nei servizi di cronaca nera o i più in voga true crime). Siamo una comunità smarrita, sull’orlo di un apocalisse umanitaria che ci colpirà tutti, nessuno escluso.

Grotesquerie vi aspetta settimanalmente su Disney+. Lasciatevi tentare!

Angelica