Penso spesso a The Northman (2022), a come ho visto un Robert Eggers con le ali tarpate da una grande produzione che poteva lasciare più libertà creativa ad una delle voci più conturbanti del cinema contemporaneo. The Northman (2022) per me poteva essere molto di più, più crudo, più esplicito e meno didascalico. Il timore è poi stato quello di non rivedere più il Robert Eggers di The Witch (2015) e The Lighthouse (2019). È stato così bello immergersi nell’oscurità più profonda del suo Nosferatu (2024) e lasciare andare ogni dubbio. Ho finalmente ritrovato il grande autore che pensavo di aver perso con The Northman (2022).

Germania 1838. Thomas (Nicholas Hoult) ed Ellen (Lily-Rose Depp) sono una giovane coppia da poco sposata. Thomas è un agente immobiliare, per un avanzamento di carriera deve intraprendere un viaggio in Transilvania: deve chiudere una vendita delicata, ma altrettanto proficua, con un certo conte Orlok (Bill Skarsgård). Una figura spettrale e misteriosa, la cui natura è ben presto chiara insieme alla sua insistente ossessione per Ellen.

Fin dalla scena di apertura Eggers ci trascina nell’oscurità, non è un accesso graduale, è improvviso ed estraniante, catapultati senza preliminari nel macabro. In una totale assenza di luce, con una colonna sonora disturbante ritroviamo una rivisitazione del mito del vampiro. In un continuo gioco di ombre la silhouette della mano dalle dita affusolate simil-artigli, sovrasta e torreggia sulla sua preda e sul paesaggio: la presenza del principe delle tenebre si fa sempre più insistente, seminando terrore. La morte incombe. Le immagini quasi desaturate sono claustrofobiche e soffocanti. Ça va sans dire, dream team: fotografia di Jarin Blaschke.

La creatura di Eggers non ricalca il recente immaginario sexy e moderno del vampirismo, dove c’era Alexander Skarsgård a far venire la tremarella nella serie tv True Blood, giusto per fare un esempio. Qui abbiamo il fratello, Bill Skarsgård, che finalmente riesce a collaborare anche lui con Eggers dopo la mancata partecipazione in The Northman (2022). L’attore svedese è irriconoscibile, il corpo è deforme e la voce gutturale vibra nell’oscurità della sala facendo accapponare la pelle. Spettrale e spaventoso, per nulla attraente, eppure c’è sempre quell’attrazione erotica legata al morso di un vampiro. Non si tratta mai solo di nutrirsi, nel momento in cui si morde si crea una connessione come se preda e predatore si fondessero. Il legame fra Nosferatu ed Ellen è sempre più forte, lui è completamente ossessionato da lei, guidato da un istinto animalesco deve raggiungerla e farla sua.

Come l’immaginario folkloristico vampiresco insegna, e così come Buffy, True Blood e The Vampire Diaries, i vampiri entrano solo se invitati. Ed Ellen, perseguitata fin dall’inizio dalle visioni e dai deliri in cui le appare il demone, a lungo andare cede lasciandosi andare e permettendo a Nosferatu di farle visita nei suoi sogni. Non ci sono sentimenti di mezzo, i vampiri sono privi di emozioni: il conte Orlok è in cerca di sangue, di rapporti carnali e di un’identità.

Oltre al corpo martoriato del vampiro, è necessario porre l’attenzione su quello di Ellen, la nostra protagonista e il punto di vista e lo specchio di una società attraverso cui viviamo la storia. Lily-Rose Depp libera e sottopone il suo corpo a degli sforzi che vanno oltre l’umano. È come se con quelle convulsioni si abbandonasse letteralmente al male, disarmando chi le sta intorno e lo spettatore stesso. La sua è una performance memorabile.

Il potere del trio coincide col mio. Un cast completamente connesso, da Nicholas Hoult che incarna il perfetto scream king, Aaron Taylor-Johnson dapprima respingente e diffidente per poi essere anche lui una disincantata vittima del mostro, a Willem Dafoe che ancora una volta prova di appartenere all’immaginario di Eggers.

La visione di Robert Eggers è chiara e limpida, non tradisce il vampirismo del passato, prende in prestito elementi restando fedele a sé stesso, riversando tutta la sua passione in una delle opere femminili e gotiche più belle dell’anno. Il suo non è un remake, ma un omaggio al grande cinema del passato – Nosferatu (1922) e (1979) in primis, ma anche il romanzo Dracula (1897) di Bram Stoker da cui originano i film – all’espressionismo tedesco, mantenendo con loro un dialogo costante.

Dal 1 gennaio al cinema. Come to me.
Marika
