La sua missione, se dovesse accettarla, riguarda l’immergersi, one last time, in una recensione che rende omaggio all’ultima Missione: Impossibile di Ethan Hunt. 

Dopo quasi tre decenni passati a sfidare i limiti dell’azione cinematografica, Mission: Impossible – The Final Reckoning porta il viaggio di Ethan Hunt ad una conclusione clamorosa ed eccitante come mai prima d’ora. Diretto ancora una volta da Christopher McQuarrie e interpretato dall’instancabile Tom Cruise, questo ottavo e ultimo capitolo offre tutti gli elementi che i fans si aspettano: acrobazie mozzafiato, rischi globali e un eroe costantemente in bilico tra dovere e moralità.

Come abbiamo già visto nel settimo capitolo della saga M:I (Dead Reckoning), il principale antagonista è diverso da qualsiasi altro: non una nazione ribelle o una spia vendicativa, ma un’intelligenza artificiale avanzata nota solo come “L’Entità”. La sua capacità? Manipolare i sistemi, disattivare la sicurezza, cancellare le identità e riscrivere la verità stessa, spingendo le persone a mettere in discussione qualsiasi tipo di realtà. Una sceneggiatura intelligente scritta da una penna umana (Christopher McQuarrie, Erik Jendresen) che attinge alle paure del mondo reale sull’ascesa incontrollata dell’IA. 

Sono entrata in sala con grandi aspettative e, in qualche modo, The Final Reckoning non solo le ha soddisfatte, ma le ha addirittura travolte.

La posta in gioco emotiva in quest’ultimo capitolo è molto più profonda. Ci sono stati momenti di calma tra il caos che mi hanno davvero commosso. Le relazioni, i sacrifici, le scelte impossibili: mi hanno ricordato perché sono rimasta fedele a questo franchise per così tanto tempo. Non si è mai trattato solo di missioni. Si è trattato delle persone per cui Ethan combatte. Quelle per cui morirebbe (“Viviamo e moriamo nell’ombra, per coloro che amiamo e per coloro che non incontreremo mai”).

E poiché questa saga cinematografica è Lui, non posso non spendere qualche riga per Mr. Hunt/Cruise. Avendo seguito le sue follie per anni, dal lancio nel caveau a Langley all’inseguimento in elicottero sul Kashmir, in questo capitolo finale mi ha colpito più di quanto mi aspettassi. Non è solo l’ennesimo agente dell’IMF che ci fa trattenere il fiato e saltare dalla sedia per le scene d’azione: è un Ethan che ci mostra il suo lato più emozionante, è un Tom che si ritaglia quasi tre ore per dire arrivederci insieme a noi ad un personaggio che ha significato tanto per molti.  

Cruise come sempre è assolutamente inarrestabile. Conosciuto per essere il suo stesso stunt, il suo impegno è innegabile. Anche quando la storia rallenta o si spinge un po’ troppo nell’esposizione, la sua presenza mantiene vivo lo slancio.

Ho sempre ammirato la sua dedizione, ma questa volta sembrava che non stesse facendo acrobazie solo per il brivido, ma stesse dicendo addio. Che stesse correndo, che si stesse aggrappando all’ala di un aereo, che fosse immerso in corridoi sottomarini o che stesse facendo scelte impossibili per proteggere il suo amato Team, ho percepito ogni battito di quelle lotte. Hunt non è più solo un eroe d’azione: è un uomo che fa i conti con la propria eredità, ed è davvero toccante da guardare.

Il resto del cast, tra cui parte del suo Team che vede: Benji (Simon Pegg), Grace (Hayley Atwell), Luther (Ving Rhames), il ritorno di vecchi personaggi come: William Donloe(Rolf Saxon), Kittridge (Henry Czerny) ed Erika Sloane (Angela Bassett) e tutti colori che tornano sotto forma di flashback (Ilsa Faust, Julia, Owen Davian, Jim Phelps), aggiunge profondità emotiva, mentre i nuovi volti portano parecchia energia. 

Il tono del film è più riflessivo rispetto ai precedenti. Il primo atto richiede un po’ di tempo per svilupparsi, ma quando si entra in quello finale – quando la musica si fa più forte, quando Hunt fa la sua scelta – è lì che vengono i brividi. E anche qualche lacrima (specie in quel messaggio fraterno finale). 

Mission: Impossible – The Final Reckoning è una conclusione audace, tempestiva ed emotivamente toccante che ricompensa i fan di lunga data con una “resa dei conti” e uno spettacolo in egual misura. È l’addio perfetto a un eroe che ha sempre preferito la lealtà agli ordini e il cuore al protocollo. Mi ha ricordato perché mia mamma ha sempre amato e ha portato anche me ad amare questa serie – e perché mi mancherà molto ora che è finita.

Ethan Hunt se n’è andato (forse, chi puoi mai dirlo), ma nel modo più indimenticabile.

Bravo, Mr. Cruise. E grazie. 

Questo messaggio/recensione non si autodistruggerà entro 5 secondi, ma spero che dopo aver letto tali parole quei secondi siano il lasso di tempo che vi farà correre, alla Ethan, al cinema a vederlo!  

India