Sette persone rinchiuse in una stanza. Sette sconosciuti, intrappolati in quello che si rivelerà essere un gioco mortale. Una voce misteriosa che espone le regole per sopravvivere: scegliere all’unanimità di uccidere una persona fra loro, altrimenti tutti soccomberanno. Questo è l’incipit di Death’s Roulette (titolo originale Uno Para Morir, titolo italiano Uno Dovrà Morire), film diretto ed interpretato dal colombiano Manolo Cardona.

In soli 94 minuti, la pellicola sviscera i suoi drammi, portando in scena un vero e proprio spettacolo dell’orrore in cui nessuno è innocente ed ogni persona ha qualcosa da nascondere. L’ispirazione al romanzo di Agatha Christie Dieci Piccoli Indiani è più che evidente, anche se manca totalmente l’elegante ed acuta penna della regina del giallo. In fin dei conti Death’s Roulette utilizza schemi già consolidati nel tempo, si presenta come un puzzle movie in cui protagonisti e spettatori giocano ad indovinare chi si è sporcato le mani di sangue, ma il modus operandi offre soluzioni ampiamente derivative che si rifanno a pellicole di un certo calibro.

Basti pensare a Knives Out e Saw – L’Enigmista, titoli sicuramente differenti per vibes – il primo un mistery classico che raggiunge splendide vette di black humor, il secondo un thriller che strizza l’occhio al gore orrorifico e che ha generato una sequela di film torture porn ben distanti dalla grandezza del “primogenito”. Ma in Death’s Roulette è esente sia la comicità irriverente che la sadica brutalità che contraddistinguono i film poco fa citati. Il paragone con Circle (2015), film diretto da Aaron Hann e Mario Miscione, giunge però spontaneo. Anche in questo thriller, un variegato numero di persone fra loro sconosciute si ritrovano confinate all’interno di una stanza con l’obbligo di scegliere man mano una vittima fra loro al fine di restare con un solo sopravvissuto. In entrambi i film è interessante analizzare i ragionamenti e le scelte etiche che portano il gruppo a puntare il dito contro il singolo.

Le quattro mura che circondano i protagonisti rappresentano la prigionia dei loro sensi di colpa, da tempo ben celati agli occhi altrui e tramutati in menzogne. Uno ad uno vengono posti sotto la lente d’ingrandimento, ogni singola confessione messa a nudo. Death’s Roulette è una partita a scacchi in cui la vittoria non conduce all’espiazione.

Nel debutto alla regia di Manolo Cardona, è ben presto evidenziata la vera natura egoista dell’uomo, in particolare di quell’élite che non si fa alcun problema a disprezzare la “classe inferiore”, arrivando addirittura a comprare la propria salvezza a discapito della vita altrui. Certo non si tratta di materia nuova e originale, eppure Death’s Roulette opera con un climax incalzante, divertendo lo spettatore con perpetui cambi di ritmo e plot-twist, fino a giungere all’atto finale, crudo e rivelatore anche se un po’ troppo frettoloso nella messa in scena. L’opera di Cardona, pur regalandoci un’analisi della società odierna che poteva essere ancora più spietata, è un prodotto onesto che si rivolge ad un pubblico che sa – ancora – apprezzare il brivido a buon mercato. Nulla di nuovo, nulla di innovativo, ma ci piace anche questo cinema, grezzo e che trasuda integrità, perfetto da condividere in compagnia.

Se i mistery-survival movies rientrano nella vostra comfort zone, ecco una lista di titoli che fanno al caso vostro:

  • Cube (1997), dir. Vincenzo Natali
  • Saw – L’Enigmista (2004), dir. James Wan
  • Exam (2009), dir. Stuart Hazeldine
  • Nine Dead (2009), dir. Chris Shadley
  • Circle (2014), dir. Aaron Hann e Mario Miscione
  • 10 Cloverfield Lane (2016), dir. Dan Trachtenberg
  • Obbligo o Verità (2018), dir. Jeff Wadlow
  • Escape Room (2019), dir. Adam Robitel
  • Countdown (2019), dir. Justin Dec
  • Il Buco (2019), dir. Galder Gaztelu-Urrutia

– Angelica